COSENZA – “Oggi, una settimana fa, proprio a quest’ora, Caruso ha sfrattato e rimosso la statua di Giacomo Mancini da davanti al municipio“. Comincia così la dura dichiarazione di Giacomo Mancini, vicepresidente della ‘Fondazione Giacomo Mancini’, ad una settimana esatta dalla rimozione del monumento dedicato all’ex sindaco e storico leader socialista, avvenuta il 18 giugno scorso.
Un gesto che ha suscitato sgomento e indignazione, e che per Mancini rappresenta una vera e propria “ferita profonda inferta al sentimento collettivo di una comunità intera“. Secondo il vicepresidente della FGM, l’atto sarebbe stato compiuto con modalità violente, senza alcuna giustificazione plausibile e con un impatto emotivo devastante: “Rabbia, dolore, incredulità, dispiacere, lacrime, indignazione”.
Il giorno dello “sfratto del Leone”
Così è già stato ribattezzato da molti, è stato definito da Mancini “un oltraggio alla storia”, un gesto che ha infangato la memoria, offeso i valori socialisti e dimostrato, a suo dire, solo “arroganza, protervia, rozzezza morale, vigliaccheria e spreco di denaro pubblico” da parte del sindaco Caruso. Il clamore della vicenda ha superato i confini regionali, approdando anche sui media nazionali, dove in molti si sono chiesti il perché di una decisione così divisiva. “Non c’è un solo motivo valido. Nemmeno uno”, afferma con fermezza Mancini.
“Il 18 giugno del 2025 – conclude – è la data che ricorderà alle generazioni future tutto ciò che chi amministra una comunità non deve mai permettersi di fare. Ad imperitura memoria”. Una settimana dopo, la ferita resta aperta. E il dibattito è tutt’altro che sopito.
