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Cosenza: “papà ringrazia”, la lettera di riconoscenza di una figlia a «chi ogni giorno salva vite in silenzio»

Ospedale Civile dell'Annunziata Cosenza

COSENZA – A scrivere e a raccontare la sua esperienza è una lettrice di Quicosenza. Al papà, 75 anni, è stato diagnosticato un carcinoma. Una notizia che ha generato sconforto e angoscia. “Scoprire che tuo padre è affetto da carcinoma renale è qualcosa che cambia tutto. È come se il tempo si fermasse e venisse invaso da una sola parola: paura! Da quel momento ci siamo ritrovati a navigare tra incertezze, angoscia e mille domande senza risposta. Eppure, in mezzo a questo smarrimento, un appiglio lo abbiamo trovato. Un filo sottile, ma resistente, che ci ha permesso di non perdere fiducia. Quel filo si chiama professionalità“.

Sono le parole di riconoscenza della figlia, che ha scritto alla nostra redazione per ringraziare il dott. Michele Di Dio, l’equipe di Urologia e il Blocco Operatorio dell’Annunziata di Cosenza.

“È con emozione e profonda gratitudine che scrivo queste parole per ringraziare il dottor Michele Di Dio, primario del reparto di Urologia dell’Ospedale Annunziata di Cosenza, e tutta la sua straordinaria equipe. Hanno preso in carico la complessa situazione clinica del mio papà, con una competenza, chirurgica e umana, fuori dal comune, eseguendo un intervento robotico durato molte ore, affrontato con determinazione, precisione e grande umanità”.

“Vorrei estendere questo ringraziamento anche a tutto il personale del Blocco Operatorio dell’Annunziata di Cosenza, che ha saputo trasformare un momento traumatico in un’esperienza di fiducia e accoglienza. In sala operatoria – scrive – non ci sono stati solo strumenti avanzati o protocolli da seguire, ma persone vere, capaci di gestire ogni fase con efficienza, attenzione e sensibilità. Persone che, pur immerse nella tensione della loro missione, hanno trovato il tempo per guardarci negli occhi, per ascoltare, per rassicurare“.

“Dietro ogni bisturi, ogni monitor, ogni gesto preciso e controllato, abbiamo incontrato medici che sono prima di tutto esseri umani. E questa, oggi più che mai, è una cosa rara e preziosa. Viviamo in un’epoca in cui, spesso giustamente, si denunciano i limiti e le storture della sanità. Ma io sento il bisogno, anzi il dovere, di dare voce a quella parte silenziosa ma fondamentale del sistema sanitario: uomini e donne che ogni giorno lavorano con passione e dignità, lontano dai riflettori, per salvare vite. Sono loro il volto migliore di questa Calabria che esiste, resiste e cura, anche quando nessuno guarda. A nome di mio padre, e a nome di tutta la nostra famiglia, grazie di cuore”.

Una figlia grata

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