COSENZA – Nell’attesa che vengano dipanati i vari cavilli burocratici, per stabilire se l’ex Hotel Jolly su via Lungo Crati, diventi il museo di Alarico, un museo auditorium o una piazzetta, la superficie intorno a quel che rimane della vecchia struttura, costruita alla fine degli anni ’40, che ospitò turisti facoltosi, personaggi famosi, artisti che si trovavano a passare da queste parti o che dovevano esibirsi nella città dei bruzi, fino a diventare la sede dell’Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale Pubblica (Aterp), oggi è un defecatoio all’aperto.
Infatti, in determinati orari della giornata, l’area antistante il rudere viene utilizzata da persone per espletare i propri bisogni fisiologici. Essi, sia uomini che donne, apparterrebbero a nuclei familiari di nazionalità rumena che abitano nel centro storico. In questa zona della città sono giunti dopo che l’ex sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, fece smantellare le baraccopoli in riva al fiume Crati, in prossimità di Vaglio Lise.
Alcuni di questi nuclei familiari, decisero di venire a dimorare nella parte storica della città, in stabili dove, molti dei quali, sono sprovvisti dei servizi igienici. La cosa che non torna però, è che non si tratta di occupazioni abusive, perchè questi immobili sono abitati in seguito alla sottoscrizione di contratti di locazione tra gli attuali locatari ed i proprietari.
Molti di loro avrebbero acquisito la residenza, e per ottenere tale requisito è necessario, per chi possiede un regolare contratto di locazione, che la Polizia Locale esegua una serie di verifiche, come per esempio verificare se l’immobile sia a norma di legge. Pertanto, se una parte di questi stabili sono senza servizi igienici, o i controlli sarebbero stati eseguiti con ‘leggerezza’, oppure potrebbero essere stati sottoscritti dei contratti di locazione in nero: delle due l’una. Nella prima ipotesi ci sarebbero responsabilità ben precise; nella seconda gli organi competenti dovrebbero intervenire per mettere fine a questo stato di cose.
