CATANZARO – L’avviso pubblico per la nomina del nuovo direttore della Fondazione Calabria Film Commission solleva più di una perplessità. A evidenziarle è il consigliere regionale Ernesto Alecci, che in una nota denuncia la mancanza di criteri chiari e trasparenti nella procedura di selezione. «Per un ruolo così importante, che gestirà milioni e milioni di fondi pubblici – afferma Alecci – mi sarei aspettato la richiesta di maggiori competenze e più trasparenza. La Calabria Film Commission non può essere un presidio di gestione politica, ma deve rappresentare uno strumento di crescita capace di produrre qualità, occupazione e nuove prospettive».
Secondo il consigliere, l’avviso firmato dal presidente della Regione Roberto Occhiuto, che detiene la facoltà di nomina diretta, non garantirebbe i necessari livelli di imparzialità. «Non è prevista alcuna commissione indipendente di valutazione, né un confronto tra curricula o colloqui – sottolinea Alecci –. Tutto si riduce a una nomina fiduciaria mascherata da selezione». A destare ulteriori dubbi è la genericità dei requisiti richiesti: «Basta una laurea qualsiasi, senza alcuna esperienza comprovata nel settore audiovisivo o nella gestione di risorse culturali. È inaccettabile – commenta Alecci – che per guidare un ente che amministra fondi pubblici e promuove l’immagine della Calabria non siano richieste competenze specifiche».
“Serve una commissione tecnica indipendente”
Alecci chiede quindi la sospensione immediata dell’avviso pubblico e l’istituzione di una commissione tecnica realmente indipendente, incaricata di valutare i curricula e le competenze dei candidati in modo oggettivo. «L’obbligo di requisiti professionali nel settore audiovisivo e gestionale – aggiunge – deve essere il punto cardine della selezione. La Film Commission non può diventare una semplice casella da occupare o una rendita da distribuire, ma un motore di sviluppo per l’intera regione».
Il consigliere richiama infine le recenti vicende giudiziarie che hanno coinvolto la Fondazione, ricordando come queste abbiano già danneggiato l’immagine della Calabria a livello nazionale. «Proprio per questo – conclude – sarebbe stato necessario dare un segnale forte di discontinuità e trasparenza. I cittadini calabresi meritano istituzioni credibili, non procedure opache».
