SAN FILI (CS) – Dopo aver calcato il prestigioso palco di Sanremo, e riempito piazze e teatri Dario è tornato a casa, a San Fili, tra quelle colline che lo hanno visto crescere, in quella familiarità che ha ispirato molte delle sue canzoni, il suo mondo più autentico. Non è stata una tappa qualunque del suo tour, ma un ritorno alle origini, un abbraccio sincero alla terra dove tutto è cominciato. Una serata di emozione e nostalgia, di sorrisi e ironia, perchè Brunori sas è così, potremmo definirlo “una sagoma” nel rapporto con il pubblico. E il suo concerto è stato dedicato interamente alla sua città e alla comunità che lo ha sempre accompagnato con discrezione e orgoglio. Un pubblico raccolto e intimo rispetto ai grandi numeri che Dario Brunori è solito fare, ma partecipe, fatto di volti familiari, generazioni diverse unite da un filo invisibile ma potente: la musica e l’identità condivisa.
Un palco semplice, essenziale e sullo sfondo gli alberi mossi dal vento. Nessun orpello, solo la natura, qualche luce calda e un paese intero ad acclamarlo. San Fili ha accolto Dario con l’entusiasmo di chi riabbraccia uno di famiglia. Il concerto, annunciato come un ringraziamento del cantautore al suo paese natale, è stato molto di più: una festa intima, ironica e affettuosa, in cui musica e parole si sono mescolate al sapore delle storie di casa, dal polpettone ai racconti sul suo papà, e poi la sua famiglia e i ragazzi del paese.
A dare il via alla serata la sua “benedizione”: da una finestra affacciata sul palco del concerto prima; poi, rivolta ai bambini che lo hanno omaggiato con un dono: “nel nome del padre, del figlio e dello spirito sas”. Una conferma di quel tono leggero che ha attraversato tutto il concerto.
“Un cantautore, un sanfilese e un gentiluomo intriso di poesia”
A fare gli “onori di Brunori” il sindaco di San Fili, Linda Cribari che prima del live, lo ha definito “un grande cantautore, un sanfilese e un gentiluomo intriso di poesia”. Lo stesso Dario, con la sua solita ironia ha accolto con entusiasmo tale definizione: “Da domani mi presenterò così”.
Un mazzo di fiori ha sancito ufficialmente l’affetto della comunità, che già nel 2021 gli aveva conferito la benemerenza civica per i suoi meriti artistici. “Abbiamo un concittadino straordinario che ci ama e che noi amiamo,” ha detto il primo cittadino.
Tra una battuta e l’altra, c’è stato anche il racconto su come sia diventato famoso ormai, quell’albero di noci, diventato “meta silenziosa di piccoli pellegrinaggi” dopo il Festival di Sanremo. E’ vicino alla sua casa, dove Dario si rifugia con la famiglia dopo l’esposizione mediatica per ritrovare la sua normalità. E ci tiene a ringraziare San Fili per aver sempre protetto lui, la sua amata Simona e la sua piccola Fiammetta.
“Devo molto a questo albero – ironizza – e credo si possa fare davvero un pellegrinaggio: santuario di Paola, albero delle noci e giro pizza”. Nelle sue parole ci sono i racconti del paese, prima e dopo il suo grande successo. Ci sono anche i selfie e le citofonate “anonime” al suo indirizzo.
Prima di passare ad ascoltare le sue canzoni, si svolge una sorta di “offertorio laico” per Brunori. La consegna di tanti doni e omaggi da parte dei suoi concittadini: un albero delle noci ricamato, una tela dipinta, un ritratto, un bassorilievo e persino una maglia celebrativa del centenario del San Fili Calcio: “L’anno prossimo il centravanti sarò io”, scherza Dario.
“Possiamo iniziare a fare qualche canzoncina?”
Accompagnato da altri due sanfilesi doc, Mirko Onofrio e Simona Marrazzo, e da Gianluca Bennardo e Luigi Paese, il concerto può iniziare. Primo brano è “Come stai”, nato in un momento doloroso e difficile, dopo la perdita del padre: “È stata la mia rinascita”, ha detto. Tante le canzoni nella scaletta dedicata alla sua San Fili. Ci sono “Italian Dandy”, “Paolo”, “Lamezia Milano”, “La ghigliottina”, “Per due che come noi”, “Il costume da torero”, “Kurt Cobain”, “Canzone contro la paura”, “Fin’ara Luna” e le immancabili “L’albero delle noci” e “Guardia 82”.
Nel presentare la canzone “L’uomo nero”, una dedica profonda al popolo palestinese e alla tragedia umana alla quale il mondo sta assistendo: “Le canzoni non cambiano le cose, lo so. E forse ci siamo svegliati tardi e abbiamo avuto paura di esporre le nostre idee, a volte divisive. Ora è il momento di fare qualcosa per quello che sta accadendo”. Con un tono sempre in equilibrio tra leggerezza e profondità, ha scherzato anche sul comfort della serata: “Questo è il concerto più comodo della storia, mi sono fatto la doccia a casa e sono salito sul palco. Casa e putiga!”.
Un ritorno che sa di famiglia
La serata si è chiusa come era iniziata: con affetto, risate, sorrisi e un grazie sentito. Brunori è di San Fili, e San Fili è nel cuore di Dario. Lo protegge, lo celebra, lo ascolta, lo accompagna e lo accarezza come quegli alberi che facevano da sfondo al palco. Dario Brunori ha cantato per la sua gente i ricordi, la poesia, le storie di provincia che nei suoi testi diventano universali. Un cantautore che ha scritto canzoni arrivate lontano ma tutto è nato lì, dove c’è “L’albero delle noci“. Dario Brunori ha ricordato a tutti, che la vera bellezza è spesso nascosta proprio nei luoghi da cui veniamo.
