COSENZA – Il rapimento della neonata Sofia ad opera di Rosa Vespa, vicenda avvenuta lo scorso gennaio nella clinica Sacro Cuore di Cosenza, dopo l’arresto della responsabile e l’immediata soluzione del caso, diventa adesso un carteggio tra gli avvocati. Alla diffida presentata dai legali della famiglia di Sofia, Chiara Penna e Paolo Pisani, nei confronti di “iGreco – ospedali Riuniti S.r.l.”, per omessa custodia e vigilanza dei pazienti ricoverati (con particolare riferimento ai minori neonati), occorre registrare la risposta dei legali della struttura privata sanitaria, Enzo Belvedere e Marco Facciolla. “Non un atto pubblico”, evidentemente un passaggio utile alla strategia difensiva in vista di un procedimento giudiziario, considerando le accuse mosse alla clinica appunto dalla famiglia Cavoto-Chiappetta.
“Consegna incauta della piccola”
Era il 21 gennaio scorso quando Sofia, nata da pochissime ore, veniva portata via da una indisturbata Rosa Vespa che addirittura da settimane, secondo una prima ricostruzione, girovagava tra i reparti senza destare sospetti in nessuno. I legali del Sacro Cuore hanno scritto nero su bianco che quel rapimento è stato possibile perché la mamma ha “consegnato incautamente la piccola alla signora Rosa Vespa” che si era spacciata per operatrice portando sul volto una semplice mascherina e senza avere il cartellino identificativo con la sua foto. Appare evidente la tesi su cui insisteranno gli avvocati della società “iGreco ospedali riuniti”. Una risposta che, pur con tono dispiaciuto e comprensivo, è destinata a far discutere.
Secondo la clinica, Valeria Chiappetta, mamma di Sofia da appena 36 ore, non essendosi ancora ripresa dal parto, non si era accorta che Rosa Vespa non apparteneva al personale che si muove sempre in maniera riconoscibile “con cartellino e divisa con foto identificativa” così com’era stato spiegato al momento del suo ricovero.
Per cui ha consegnato la figlia, fra l’altro “nella fascia oraria di visita che favoriva l’accesso di terzi dall’esterno”. La mamma “aveva in custodia personale la piccola” e per tale motivo il Sacro Cuore ha chiamato in causa, attraverso i legali Belvedere e Facciolla, la “censura per contegno omissivo di quella normale avvedutezza che la persona di ordinaria e media diligenza avrebbe dovuto adottare”. Mentre le altre partorienti “si sono uniformate ai protocolli” e hanno allontanato la rapitrice “impedendo che potesse impossessarsi di altri neonati”, Marco Facciola e Vincenzo Belvedere, evidenziano così che “gli stessi stretti congiunti” della mamma di Sofia avevano espresso “sospetto e iniziale dissenso a consegnare la bambina” alla falsa infermiera.
I legali del gruppo iGreco nella loro risposta alla diffida della famiglia, hanno contestualmente ricordato come grazie all’efficienza del sistema interno di videosorveglianza sia stato possibile ritrovare la bambina in tempi brevi. Insomma, un anticipo di battaglia giudiziaria che già in questa fase non risparmia colpi di scena. I legali della famiglia di Sofia hanno intanto prodotto una documentazione sui sistemi di sicurezza e contrattaccato con una querela a tutela della mamma.
Il commento della difesa dei familiari di Sofia: “vogliono anche le scuse?”
L’avvocata Chiara Penna al nostro giornale commenta: “La risposta risale a febbraio. Intanto con il Collega Paolo Pisani abbiamo formalizzato un’integrazione di querela per conto nei nostri assistiti contro la clinica. Ed abbiamo svolto attività di indagine difensiva, producendo documentazione a supporto della tesi secondo cui le falle ai sistemi di sicurezza siano molteplici e consolidati, almeno dal 2016″.
“La mamma additata come incauta? Mi ricorda – dichiara l’avv. Penna – chi accusava le vittime di violenza sessuale di indossare la gonna troppo corta. Nel merito della questione entreremo nelle sedi preposte. Per il resto che c’è da commentare? Per caso vogliono anche delle scuse per il trambusto creato?”.

