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Berlusconi, a Rende nel 1991 per la laurea honoris causa (contestata) all’Unical

Berlusconi nel 1991 all'Università della Calabria

RENDE (CS) – Agli inizi degli anni ’90 Silvio Berlusconi poteva fregiarsi anche del titolo di ingegnere. All’allora imprenditore, nel novembre del 1991, tre anni prima cioè della sua “discesa” in politica, venne conferita la laurea honoris causa in ingegneria gestionale dall’Università della Calabria. Una cerimonia, svoltasi nel campus dell’ateneo di Arcavacata di Rende, alle porte di Cosenza, caratterizzata dalle lodi del Senato accademico e dalla presenza di molti studenti, ma non senza qualche contestazione.

Un riconoscimento, venne motivato nella circostanza dalle autorità accademiche dell’ateneo calabrese, assegnato ‘per le numerose attivita’ imprenditoriali che spaziano dalla televisione alla pubblicita’, dall’edilizia alle assicurazioni, dal cinema alla grande distribuzione”. Ma anche la presa d’atto del contributo dato da Berlusconi alla “scienza economico-manageriale”, per la dimostrazione delle “grandi capacita’ organizzative in grado di anticipare le piu’ moderne concezioni organizzative e manageriali”.

E, ancora, per il fatto di “avere intuito velocemente le complessità evolutive dei sistemi produttivi”. Dopo gli interventi del rettore dell’epoca, Giuseppe Frega, del preside della facoltà di ingegneria, Jacques Guenot, e dei professori Francesco Del Monte e Antonio Borghesi, Berlusconi tenne una lezione magistrale incentrata sulla sua attività di imprenditore televisivo, non mancando di fare riferimenti alle potenzialità della Calabria e ai suoi giovani, ai quali rivolse l’invito a “rifuggire dal pessimismo“.

Antoniozzi: “la Calabria lo omaggiò per il suo spessore umano”

“L’Università della Calabria, nel 1991, diede a Silvio Berlusconi la laurea honoris causa in economia omaggiando il suo spessore umano”. Lo afferma Alfredo Antoniozzi, vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera.

“Partecipai da giovane consigliere regionale – aggiunge Antoniozzi – a quella cerimonia ché celebrava il grande ingegno, la lungimiranza, il sapere di un imprenditore che non aveva davvero eguali in Italia. Due anni e mezzo dopo quell’uomo sarebbe diventato Premier e avrebbe trovato il dissenso di un mondo culturale schierato a sinistra”.

Penso che quello che fecero Silvio Berlusconi, Umberto Bossi, Gianfranco Fini e Pierferdinando Casini – sostiene Antoniozzi – rimarrà nei libri di storia, mentre il Cavaliere rimarrà un laureato di Arcavacata”.

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