ROMA – Entrerà in vigore dal prossimo 1° luglio la cosiddetta Sugar Tax, che va a tassare tutte le bibite zuccherate naturalmente o artificialmente, introdotta nella finanziaria del 2019 sul 2020, ma rinviata di anno in anno fino ad ora. Per i primi due anni si scende da 10 a 5 centesimi al litro e da 25 a 13 centesimi al chilogrammo delle previsioni originali. L’imposta nasce per colpire le cosiddette bevande edulcorate, ovvero “le bevande finite e i prodotti predisposti per diventare bevande previa aggiunta di acqua o altri liquidi, classificabili nelle voci NC 2009 e NC 2202 della nomenclatura combinata dell’Unione europea, condizionati per la vendita e destinati al consumo alimentare umano, ottenuti con l’aggiunta degli edulcoranti di cui alla lettera d) ed aventi un titolo alcolometrico inferiore o uguale a 1,2% in volume”. Dall’aliquota sono escluse le bevande edulcorate per esigenze nutrizionali.
L’articolo 2 del decreto del Mef 12 maggio 2021 indica che i soggetti tenuti al pagamento della tassa sono il fabbricante, il cedente (ovvero chi li vende ai consumatori), l’acquirente e l’importatore per quelle che arrivano da paesi extra-Ue. Per chi non paga l’imposta è prevista una sanzione dal doppio al quintuplo della cifra evasa e non inferiore ai 250 euro. Per il ritardato pagamento è prevista una sanzione pari al 25% del dovuto. Chi non presenta la dichiarazione mensile in cui si determinano gli elementi che servono a calcolare la tassa rischia una sanzione fino a 2.500 euro.
L’introduzione della tassa potrebbe provocare una contrazione delle vendite pari al 16%, un taglio degli investimenti per 46 milioni di euro e degli acquisti di materia prima (400 milioni), oltre ai rischi occupazionali conseguenti (5 mila posti di lavoro in meno).
Critiche
Giangiacomo Pierini, presidente di Assobibe, chiede al governo di cancellare “una tassa inutile e dannosa, che anche dove formulata meglio di così non ha prodotto gli effetti sulla salute per cui è stata pensata”. La Uila-Uil dice che c’è il rischio che la tassa comporti “la riduzione dei consumi interni e dell’export, con prevedibili ricadute negative sulla produzione e sull’occupazione”. Critico anche il vicepremier Antonio Tajani, segretario di Forza Italia: “Ci sono norme a livello comunitario: aggiungerne una a livello nazionale, contro un voto del Parlamento che diceva di rinviarne di almeno due anni l’ingresso con il parere positivo del governo votato da tutta la maggioranza, mi pare un’incongruenza. Non si fanno tanti introiti e si rischia di mettere in difficoltà le imprese”.
