PAOLA (CS) – Romano Pesavento, presidente CNDDU (Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani) a 21 anni dalla scomparsa, ricorda Antonio Maiorano, operaio forestale incensurato ucciso a Paola, in provincia di Cosenza, dalla ‘ndrangheta. La sua colpa? Assomigliare a un boss locale. L’uomo, il 21 luglio del 2024, è stato confuso con il bersaglio da eliminare ed è rimasto vittima di un agguato mafioso. “A distanza di oltre due decenni – ricorda Pasavento – la sua morte continua a interrogare le nostre coscienze“.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani ricorda l’uomo ucciso con “il rispetto dovuto a chi ha perso la vita non per scelta, ma per abbandono. Antonio non è stato solo la vittima di una criminalità spietata e organizzata. È stato anche il bersaglio di un sistema che non ha saputo proteggerlo, affiancandogli un soggetto sottoposto a sorveglianza speciale, in un contesto territoriale segnato da una cruenta faida tra cosche rivali”.
Antonio Maiorano, il CNDDU: “Giustizia non solo formale, ma umana”
Il CNDDU in una nota dedicata al ricordo di Maiorano, rievoca le parole proferite dalla vedova Maiorano, lo scorso marzo nel corso di in un intervento nel quale, “ha sintetizzato la frustrazione di chi ha perso tutto e continua a non ricevere risposte: ‘Aspettiamo che vengano riconosciuti i nostri diritti’ – ricorda il Coordinamento – Una frase che non reclama pietà, ma giustizia. Che non chiede privilegi, ma riconoscimento e dignità”.
Il CNDDU precisa, infatti, che “dopo un lungo e complesso iter giudiziario – culminato nel 2024 con l’arresto di quattro persone ritenute coinvolte negli omicidi di Antonio Maiorano e Luciano Martello – resta aperta una questione morale e istituzionale: perché lo Stato tarda così tanto a farsi carico delle sue responsabilità verso le vittime innocenti del crimine organizzato?”.
“Maiorano è una delle troppe vittime “dimenticate” – tuona il Coordinamento – uccise per errore in una terra in cui l’appartenenza a una vita onesta non basta a salvarsi. Il suo nome deve rientrare con forza nel discorso pubblico, soprattutto in ambito educativo. La scuola ha il dovere non solo di ricordare, ma di trasmettere la lezione civile di chi ha pagato con la vita il proprio anonimato virtuoso”.
Il CNDDU conclude ritenendo “essenziale che le istituzioni colmino il ritardo accumulato in questi anni e provvedano, senza ulteriori rinvii, a riconoscere formalmente il diritto al lavoro e al sostegno economico e morale per la famiglia Maiorano, nel segno di una giustizia non solo formale, ma umana e riparati”.
