CATANZARO – Si è svolta ieri, nell’aula bunker di Catanzaro, l’udienza preliminare scaturita dall’operazione “Affari di famiglia“. Operazione che nel maggio dello scorso anno portò all’esecuzione di 37 misure cautelari e successivamente, anche con altri filoni di indagine all’iscrizione nel registro degli indagati di oltre 50 persone. Operazione coordinata dalla Dda di Catanzaro che disarticolò una organizzazione dedita allo spaccio di droga, intimidazioni ed estorsioni sulla costa tirrenica cosentina. In particolare presunti esponenti dei Tundis e Calabria oltra a due gruppi “satelliti”, che operavano tra i comuni di San Lucido, Falconara Albanese, Fiumefreddo Bruzio e Longobardi «con tendenza all’espansione verso le aree limitrofe, e rapporti di alleanza con altre articolazioni criminali operanti nella città di Cosenza». Tra le accuse degli inquirenti quella di imporre il pizzo alle imprese impegnate nei lavori pubblici e privati e ai commercianti.
In 18 hanno scelto il rito abbreviato, tra loro anche Roberto Porcaro, accusato di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga. Hanno scelto il rito abbreviato: Eugenio Logatto, Pietro Calabria, Fabio Calaria, Andrea Tundis, Emanuele Tundis, Gianluca Arlia, Andrea Alò, Vincenzo Sernatore, Giovanni Vattimo, Cristian Vommaro, Davide Vommaro, Roberto Porcaro, Gabriele Molinaro, Luciano Bruno, Luca Mandarino, Eugenio Filippo e Raffaele Conforti. La discussione che si terrà il prossimo 2 maggio, sempre nel capoluogo, si pronuncerà sulle richieste di rinvio a giudizio di chi ha scelto il rito ordinario. Il Giudice ha anche ammesso, per i reati di mafia, la costituzione come parte Civile della Presidente del Consiglio dei Ministri e della Commissione straordinaria di Governo, della Onlus Anti-usura Forum, oltre che alcune delle vittime di usura difese dall’avvocato Saverio De Bartolo.
