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A Casali del Manco la terza “Festa del brigantaggio”, tra immaginario e storie reali

CASALI DEL MANCO (CS) – Un evento che potrebbe sembrare contraddittorio, perché, a pensarci bene, la Festa del Brigantaggio, a chi conosce la tragicità del fenomeno, appare un controsenso, persino un’antinomia. Come si può “festeggiare” un capitolo della nostra storia tanto complesso e doloroso, che generazioni di nostri avi hanno rimosso dalla memoria collettiva? Molti, quando scrivono o parlano di briganti, travisano i fatti e alimentano miti. Altri si ispirano alle loro storie per immaginare vicende avvincenti, persino affascinanti — come è giusto che ogni artista, autore o musicista faccia.

Con questa terza edizione della festa, l’intento è far coesistere l’immaginario con le storie reali, accadute proprio nei luoghi in cui si svolge l’evento. La vicenda di Pietro Monaco, ad esempio, si conclude nel fiume, a pochi metri da Pratopiano: è lì che viene ucciso da Salvatore De Marco e con la stessa pallottola, viene ferita al polso la brigantessa Maria Oliverio, Ciccilla.

Storie cruente e vere che una ricerca meticolosa ha portato alla luce

La scommessa della festa è proprio questa: portare alla luce della Storia questo evento centrale del conflitto (per alcuni una guerra civile) dello Stato Unitario contro il brigantaggio. In questo contesto sono avvenuti eventi minori, ma importanti perchè denotano un clima di profonda corruzione, come la vicenda dell’assassinio del povero sagrestano Pagacota dimostra.

Ricordiamo che la Legge Pica — che istituì Tribunali Militari Straordinari contro i briganti del Meridione — fu emanata all’indomani di un evento clamoroso che riguarda il nostro concittadino capo brigante Pietro Monaco: il sequestro, avvenuto ad Acri il 30 agosto 1863,di nove persone, tra cui un vescovo, due sacerdoti, quattro giovani benestanti, e Angelo Falcone con suo figlio Giacomo. Quest’ultimo era fratello di Giovan Battista Falcone, martire della spedizione di Sapri, e di Raffaele Falcone, Capitano della Guardia Nazionale impegnato nella lotta contro il brigantaggio. Fu più di un sequestro: fu una sfida aperta allo Stato. La risposta fu immediata e decisa, con la nomina del generale Sìrtori a capo delle forze contro il brigantaggio. Fu lui che presiedeva la Commissione che volle la Legge Pica.

Siamo riusciti nell’intento di far conoscere i personaggi (serie televisive e nuovi romanzi di successo ne sono testimonianza) nonostante l’oblio di oltre un secolo. Un po’ meno siamo riusciti a far conoscere la loro storia. Se questa festa arrivata alla sua terza edizione riuscirà a distinguere e far convivere il momento spensierato dal momento culturale, riflessivo, storico saremo felici e avremo raggiunto l’obiettivo.

Casali del Manco porta una grande responsabilità. Quella di far venire alla luce il fenomeno del brigantaggio in tutte le sue sfaccettature; altrove non possono farlo perche solo qui il fenomeno ha assunto proporzioni gigantesche. Non credo che esiste nel resto d’Italia un luogo dove il brigantaggio abbia avuto la stessa durata, lo stesso numero di briganti coinvolti e di vittime. Come tanti sono gli aspetti di costume che la pervasività del fenomeno ha generato e di cui metteremo l’accento nel corso della festa.

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