Site icon quicosenza

Catanzaro, in coma dopo il parto: “l’anestetista ‘mistica’ aveva spento la macchina, le dava fastidio il suono”

catia viscomi

Storie di ordinaria follia sanitaria; quella che ha visto protagonista Catia Viscomi ha davvero dell’incredibile. Il marito di Catia Viscomi chiede la verità sullo stato di coma in cui versa la moglie da due anni.

CATANZARO – Quella notte del 6 maggio 2014 Catia Viscomi, giovane oncologa calabrese, entra in sala parto all’ospedale “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro ma dopo aver partorito suo figlio, un maschietto, Aldo, Catia entra in coma. Pare infatti che l’anestesista e i medici non si siano acorti che lei non riceve più ossigeno. La causa? I macchinari, che dovrebbero emettere un suono nel momento in cui si presenta un’emergenza per il paziente, erano silenziati perchè…. all’anestesista Loredana Mazzei quell’allarme dava “fastidio”. Il marito della donna, Paolo Lagonia però ora vuole la verità su quella notte in sala parte e soprattutto vuole sapere chi è il responsabile dello stato di coma di sua moglie.

Addirittura la prima inchiesta era stata archiviata perché dati i ‘poco celeri’ tempi della giustizia l’anestesista Mazzei è deceduta ma il gip di Catanzaro ha accolto la richiesta di prosecuzione delle indagini anche perchè, secondo il marito ci sono altri responsabili, altri medici che in concorso con la defunta anestesista dovrebbero rispondere del danno neurochirurgico della moglie. Ma il sostituto procuratore di Catanzaro ha disposto nuovi accertamenti sul caso di mala sanità e per il marito di Catia si è accesa una speranza; quanto meno quella di accertare la verità.

Secondo alcuni elementi, l’anestesista Mazzei, soffriva di alcune patologie ma non è stata mai interrogata ed i colleghi avrebbero riferito di “comportamenti anomali e di un misticismo esasperato”.

Una rianimatrice collega della Mazzei aveva raccontato un episodio definendo l’anestesista “emotivamente instabile. Un giorno eravamo entrambe di turno in chirurgia pediatrica e lei, dopo aver preso in braccio un bambino per portarlo in sala operatoria, si inginocchiò davanti ai genitori dicendo: “Siamo tutti nelle braccia degli angeli”.

Un misticismo conosciuto da molti suoi colleghi che potrebbe essere la ‘causa’ dello stato di coma della moglie. Addirittura, riporta anche Corriere della Sera, il primario dell’Ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma, Fabrizio Gennari — con il quale il «Pugliese» aveva avviato una collaborazione — in data 14 novembre 2012 aveva inviato una email al dottor Mario Verre, primario del reparto di anestesia e rianimazione «affinché alla dottoressa Mazzei non venga più assegnata la conduzione di nessuna delle sedute operatorie afferenti al Centro di chirurgie pediatriche». Dopo quel richiamo la Mazzei subì un provvedimento disciplinare: «In sala operatoria doveva andarci con un “Tutor”, come “supporto psicologico”». Tutto qui.

Un altro caso lo ha raccontato Antonio Raffaele Billa, medico di ostetricia e ginecologia, «la dottoressa mentre si trovava in servizio nel reparto di chirurgia pediatrica, prima di un intervento, ha poggiato una immaginetta della Madonna sul petto di un bambino e ha invitato la madre a pregare prima dell’intervento, dicendo che se fosse andato male, la Madonna avrebbe portato il figlio in cielo così diventava un angelo».

Nei giorni scorsi il sostituto procuratore di Catanzaro Debora Rizza, titolare della nuova indagine, ha incaricato un collegio di periti, capeggiati dal professor Introna, per nuovi accertamenti.

Exit mobile version