COSENZA – Ci sono un tifoso, un giudice e il presidente di una squadra di calcio. No, non è il più classico degli inizi della solita storiella
umoristica. Sono, invece, i protagonisti della storia giuidiziaria che, giovedì mattina, andrà in scena in tribunale. Lui, il tifoso è Sergio Crocco, alias “Canaletta”, uno dei leader incontrastati della storia del tifo organizzato cosentino, l’altro, il presidente della squadra di calcio, nonchè denunciante è Franco De Caro, patron dimissionario del Montalto. A portare alla luce la storia, con tanto di commenti e di invito alla mobilitazione generale, sono stati tifosi e tifose, liberi cittadini e libere cittadine di Cosenza che, intenzionati a sostenere Canaletta, come si conviene ad un capo ultras, hanno utilizzato il più frequentato social network al mondo, per far conoscere la storia ed invitare tutti i tifosi rossoblù a presidiare giovedì mattina in tribunale. “Il prossimo giovedì 4 aprile, – recita testualmente il posto – nel tribunale di Cosenza, Sergio Crocco “Canaletta” sarà processato per il presunto reato di “diffamazione”. A sporgere querela contro Sergio, è stato il signor Franco De Caro, presidente del Montalto Calcio. Il denunciante si è sentito diffamato da alcune dichiarazioni rilasciate nel settembre 2012 da Canaletta, nel corso di una telefonata trasmessa in diretta da un’emittente radiofonica locale, sulle cui frequenze stava andando in onda un noto programma calcistico domenicale. Nel ricostruire la storia recente del Cosenza Calcio, Sergio avrebbe osato individuare nel De Caro uno dei principali responsabili dell’ennesimo collasso sportivo della società rossoblu, avvenuto in anni recenti. Secondo l’accusa, Canaletta avrebbe leso l’immagine del De Caro, arrivando addirittura ad invitarlo a fare autocritica e ad occuparsi della società di cui egli è presidente, piuttosto che rilasciare commenti sulle sorti del Cosenza. Riteniamo – proseguono i sostenitori di Crocco – di trovarci di fronte all’ennesimo caso di uso intimidatorio dello strumento della querela. Negli ultimi anni, in questo Paese, ma soprattutto in Calabria, decine di voci libere che hanno espresso opinioni spesso condivise da migliaia di cittadini, sono state ridotte al silenzio, mediante la minaccia di pesanti condanne penali, quasi sempre seguite da insostenibili azioni di risarcimento. L’obiettivo di chi si serve di questa subdola arma di pressione, è ridurre al silenzio le poche intelligenze indisponibili a sottostare alla mentalità rassegnata e sottomessa che da secoli impedisce alle popolazioni calabresi di uscire dal feudalesimo. Crediamo che il procedimento penale aperto nei confronti di Sergio sia ancor più grave, perché maturato in ambiente calcistico, dove è noto che milioni di persone esprimono liberamente, 24 ore su 24, il proprio pensiero in merito alle infinite tematiche che riguardano il mondo del pallone, i suoi attori e gli improbabili padroncini che se ne servono per ottenere visibilità. Ancor più assurdo e paradossale appare il fatto che un tribunale come quello di Cosenza – concludono – trovi il tempo, in meno di sette mesi, di aprire un procedimento a carico di una persona querelata per aver parlato di calcio, mentre in città le lobby politico-affaristiche delinquono impunemente. Ecco perché giovedì 4 aprile, dalle ore 9, saremo davanti al tribunale di Cosenza per testimoniare a Sergio la nostra solidarietà”.
