COSENZA – Camici “macchiati” di colpa? Secondo la Procura della Repubblica di Paola, diretta dal capo dei pm, Bruno Giordano,
ci sono precise responsabilità mediche nel decesso di una bimba di cinque anni di nazionalità cinese, deceduta il 29 aprile del 2010 all’ospedale civile dell’Annunziata di Cosenza. Responsabilità, secondo l’accusa, rintracciabili in due medici, per i quali lo stesso procuratore della Repubblica ha chiesto il rinvio a giudizio. La richiesta di processo è stata avanzata nei confronti di: Franca Spinicelli e Anna Giardinelli, entrambe medici dell’ospedale di Cetraro, difese dagli avvocati Paolo Pisani, Enzo Belvedere, Franco Sammarco e Marco Amantea. Nel corso dell’udienza preliminare si sono costituite le parti civili i cui legali, Antonio Iaconetti e Annunziata Paese, hanno chiesto e ottenuto dal gup, Nicoletta Campanaro, l’autorizzazione a citare in giudizio, in qualità di responsabile civile, l’Azienda sanitaria provinciale. L’udienza è stata, quindi, aggiornata al 3 ottobre. Giardinelli e Spinicelli, che prestano, come detto, servizio all’ospedale di Cetraro, la prima come medico del pronto soccorso, l’altra come pediatra, sono accusate d’aver provocato la morte della piccola Angela Rhen. Secondo quanto sostiene l’accusa la colpa, per la Giardinelli (della quale inizialmente era stata richiesta l’archiviazione) sarebbe consistita in «imprudenza, imperizia e negligenza», in quanto – viene sottolineato dalla Procura paolana – non avrebbe provveduto a compiere accertamenti (attraverso indagini cliniche strumentali e di laboratorio) per la valutazione del caso clinico, ma si sarebbe limitata a chiedere la consulenza medica alla dottoressa Franca Spinicelli, la quale avrebbe compiuto, poi, una diagnosi non proprio esatta. Alla bambina, quindi, sarebbe stata prescritta una terapia farmacologica domiciliare inefficace. Secondo la Procura paolana la dottoressa Anna Giardinelli non avendo, in particolare, approfondito l’indagine clinica e non avendo accertato le reali condizioni della piccola paziente si sarebbe uniformata alle indicazioni della pediatra e avrebbe disposto le dimissioni della bimba. Di conseguenza la broncopolmonite su base batterica (come avrebbero poi accertato le indagini medico legali disposte dal giudice) avrebbe subìto un ulteriore aggravamento. Circostanza che, secondo quanto avrebbero avuto modo d’accertare i periti, avrebbe determinato la morte della piccola paziente per arresto cardiocircolatorio da shock settico. In altre parole la bimba sarebbe stata uccisa da una polmonite durata una settimana. La bimba è morta all’ospedale civile dell’Annunziata di Cosenza dov’era stata trasferita d’urgenza.
IL CALVARIO – La vicenda ebbe inizio, la sera del 25 aprile del 2010, con un primo ricovero al pronto soccorso dell’ospedale di Cetraro dove dopo averla visitata, i medici – nonostante la bambina avesse febbre, tosse e coliche con episodi di vomito e dissenteria – la rimandarono a casa prescrivendole una normale terapia farmacologica. La cura, però, non ebbe il merito di migliorare le condizioni di salute della bimba, anzi. I genitori tornarono, quindi, al pronto soccorso dell’ospedale della cittadina dell’Alto Tirreno, dove i medici, stavolta, non solo ricoverarono la bambina ma dopo poco ne disposero il trasferimento d’urgenza nel reparto di Pediatria dell’Annunziata di Cosenza, dove successivamente è spirata. Dopo le prime cure era stata dimessa con una diagnosi di “congestione orofaringea e tosse” e una terapia a base di Tachipirina da 500 mg, un granulato effervescente e un sciroppo. Le condizioni della bambina però continuavano a peggiorate tanto da indurre i genitori a tornare nuovamente nell’ospedale di Cetraro martedi. I medici, dopo averla visitati e resisi conto della gravità delle sue condizioni di salute, decisero di trasferirla nel reparto di pediatria dell’ospedale di Cosenza, dove poi morì, qualche ora dopo. Il papà, Zonghe Ren, alla notizia del decesso di sua figlia, decise di presentare una denuncia, nominando come propri legali gli avvocati Antonio Iaconetti e Ferdinando Palumbo. Il paà della piccola, venne anche ascoltato dagli agenti del posto fisso di polizia.
