COSENZA – Un viaggio per i paesi dell’Est. Sembra questo lo scenario in cui ci si imbatte quando si giunge presso l’Università della Calabria.
Un flusso continuo, insistente ed estenuante di mendicanti che si presentano in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo. Anche l’ora di pausa tra una lezione e l’altra o tra gli appelli d’esame diventa fonte di stress.
Ci troviamo alla “Conca D’Oro”, celebre bar dell’Unical, situato adiacente al cubo 20, luogo di ritrovo e di aggregazione per moltissimi studenti. Sorseggiare un caffè e scambiare due chiacchere diventa un gioco ad incastro tra “non ho monete”, “le ho già date al tuo amico”, “l’accendino l’ho già preso”, “non mi serve nulla!”, il tutto con intervalli brevissimi, questione di minuti. Sono decine, dozzine i mendicanti che “sbarcano” alla ricerca di qualche soldo da portare a casa, se mai avessero una casa. Tutti, chi più chi meno, accompagnati da bambini piccolissimi, utilizzati per impietosire e costretti a rimanere immobili sotto il sole o, al contrario, vittime del freddo invernale. Una situazione che sfinisce e innervosisce, scombinando la normale quotidianità di una tipica giornata universitaria. Ciò che più incuriosisce è, però, la totale assenza di vigilanza. Nessuno controlla e smista il traffico delle persone che circolano per l’Unical, permettendo il normale flusso di vere e proprie tribù di mendicanti, molto probabilmente sfruttati a loro volta. E’, di certo, una situazione da denuncia e di sdegno. Una vera e propria tratta di esseri umani, chi delinquente chi vittima, chi sicuro delle proprie azioni, chi inconsapevole. La legge li tutela, a meno che il mendicante non sia un bambino o che il bambino venga utilizzato a scopo di lucro e, proprio per questo, l’invasione ne approfitta. Ma il problema sta alla base: l’accattonaggio non è più una necessità di sopravvivenza né una richiesta d’aiuto, qui si parla di un vero e proprio business con vere e proprie organizzazioni che ci lavorano dietro, aumentando, nel peggiore dei casi, la criminalità locale.
Allora bisognerebbe destare un po’ più attenzione al fenomeno, vigilare maggiormente sullo stato reale dei fatti, soprattutto in luoghi pubblici come l’Università.

