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Cosenza, unico ginecologo non obiettore lascia l’ospedale “abortire non è un diritto”

COSENZA – Sono le attiviste di “Fem.In – Cosentine in lotta” a segnalare come a Cosenza ora, abortire non sia più un diritto a seguito delle dimissioni dell’unico ginecologo non obiettore, Francesco Cariati, che praticava l’interruzione volontaria di gravidanza. “È incredibile quanto in fretta possano negarci la libertà di autodeterminarci – scrivono le Fem.In. – quanto in una manciata di ore possano precludere l’aborto a chi non può andare fuori provincia o fuori regione per accedere al servizio. Occhiuto, il commissario e presidente degli ospedali chiusi e del blocco del turnover, insieme ai suoi degni sottoposti come il dott. Filippelli, ci devono immediatamente delle spiegazioni. Le responsabilità in questa regione hanno dei nomi e dei cognomi e non daremo loro pace finché i nostri diritti non saranno garantiti”.

“Abortire in Calabria non è mai stato semplice – scrive il collettivo – Non abbiamo mai dato per scontato il diritto ad accedere all’IVG e purtroppo avevamo ragione. Oggi a Cosenza è impossibile interrompere una gravidanza volontariamente e questo ha talmente tante implicazioni sociali, economiche e psicologiche, che sarebbe impossibile analizzarle qui. Quello che ci preme assicurare, prima di ogni altra cosa, è il supporto materiale e psicologico a chi in questo periodo avrà più difficoltà del solito”.

Questa mancanza, secondo quanto si apprende, sarà colmata al più presto per garantire il diritto di ogni donna di decidere se accedere a un servizio che la legge impone agli ospedali di fornire. Ricordiamo che la legge 194 è del 1978 ed ha oltre 40 anni,  ma viene troppo spesso disattesa.

“Ad oggi, abortire in provincia di Cosenza significa andare a Castrovillari, dove è disponibile soltanto l’IVG chirurgico e dove anni fa siamo andate personalmente a togliere dal reparto manifesti pro vita che colpevolizzavano le donne che abortiscono. Per il resto, in nessun altro presidio ospedaliero dell’ASP di Cosenza è possibile interrompere una gravidanza, ne chirurgicamente, né farmacologicamente. Nel 2019, come FEM.IN., abbiamo dovuto raccogliere centinaia di firme per introdurre la pillola abortiva all’Annunziata. Un metodo utilizzato da oltre dieci anni nel resto d’Italia, qui non era mai arrivato.
Da due anni in altre regioni lo stesso metodo farmacologico è stato introdotto direttamente nei consultori, evitando l’ospedalizzazione e agevolando le donne in termini logistici ed economici. Mentre altrove, seppur con lentezza, si progredisce, a Cosenza non è più possibile abortire nell’ospedale hub della provincia”.

Assalone coordinatore di Democrazia e Lavoro – Sinistra CGIL “notizia lascia allibiti”

“La notizia per cui l’Ospedale dell’Annunziata di Cosenza sia rimasto privo dell’offerta del servizio di Interruzione Volontaria di Gravidanza a seguito delle dimissioni dell’unico ginecologo non obiettare lascia allibiti. Si prende atto dell’affermazione dei responsabili per cui si provvederà a presto al ripristino del servizio, sperando che non sia la classica dichiarazione rilasciata per tranquillizzare l’opinione pubblica e far trascorrere il tempo, ma la vicenda non può che suscitare scalpore: che in un ospedale hub da tempo fosse presente un solo medico non obiettore (e se fosse stato assente per motivi non programmabili?) è una condizione inverosimile”. E’ quanto dichiara Pino Assalone, coordinatore di Democrazia e Lavoro – Sinistra CGIL.

“Nuovi viaggi fuori provincia o fuori regione si aggiungeranno a quelli consueti delle tante e dei tanti che devono spostarsi per questioni legate al diritto alla salute negata nei nostri territori. Ulteriori disagi a chi, a volte con un carico di sofferenza dettato dalle più svariate necessità a volte esercitando una legittima scelta, ricorre a questa pratica che tra l’altro ha, come ben si sa, dei vincoli temporali. La possibilità di ricorrere all’IGV sancita grazie all’importante e civile legge 194 del 1978, un fondamento intoccabile sul tema della sessualità e dell’autodeterminazione sulle scelte procreative delle donne che le ha liberate dal pericolo degli aborti clandestini e dalla mannaia del reato, deve essere resa sempre esigibile e non può essere considerata una variabile dipendente”.

“A questa notizia si accompagna un’altra altrettanto vergognosa, la mancata distribuzione da parte dell’ASP della RU486, la pillola abortiva. Il presedente Occhiuto anche nella veste di Commissario ed i vertici dell’Azienda Ospedaliera e dell’ASP di Cosenza risolvano immediatamente senza indugio alcuno la grave situazione creatasi, altrimenti sarebbero loro denunciabili per mancata attivazione nel garantire un servizio pubblico previsto dalla Legge”.

Le richieste di Fem.In.

1) Assunzione immediata di almeno due ginecologhe/ginecologi che non pratichino l’obiezione di coscienza, presso l’azienda ospedaliera.
2) Open data sull’applicazione della L. 194 e che l’azienda ospedaliera e quella sanitaria rendano disponibile un tracciamento reale con i numeri di tutte le figure mediche obiettrici e non.
3) Applicazione da parte della Regione delle Linee Guida per l’aborto con metodo farmacologico, che introducono la RU486 nei consultori e nei presidi ospedalieri dell’ASP. Con istituzione di relativa voce di spesa nel bilancio regionale.

 

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