REGGIO CALABRIA – “Solo vergogna”. Esordisce così il papà della piccola Elisetta Anna, Manuel Amaro, che tramite un post Facebook racconta la sua odissea nella sanità calabrese. La sua bambina ha appena 10 mesi e da quando è nata ha problemi respiratori gravi che non sono tutti stati accertati compiutamente.
Il racconto del papà di Elisabetta
“La piccola con insterstiziopatia polmonare già nota – scrive Amaro – e una ridotta funzionalità polmonare, in cura presso l’ospedale pediatrico bambino Gesù di Roma, ieri è risultata positiva al covid 19. Sin da subito la bimba manifesta crisi respiratorie e dopo esserci messi in contatto con il Bambino Gesù – spiega l’uomo – i quali conoscendo la gravità dello stato di salute della bambina ci hanno consigliato di portarla per il ricovero. Decidiamo di recarci presso lo spoke di Polistena in attesa della visita pediatrica,lì una volta compresa la gravità della situazione ed essendo la bimba positiva , ci dicono che avremmo dovuto portare nostra figlia a Reggio Calabria, all’ospedale hub, dove vi è il reparto di competenza e dove già la piccola fu ricoverata in passato.
Il viaggio della speranza
“A quel punto – racconta il papà – mi trovo costretto a contattare il 113 , in quanto i tempi per il trasferimento risultavano abbastanza lungi, e in queste situazioni gioca il tempo gioca un ruolo fondamentale. Il commissariato di polizia di Polistena mette a disposizione una volante che ci fa da staffetta fino all’ospedale di Reggio Calabria. Giunti li, fatto il tampone e visitata la bambina , la dottoressa ci comunica che non avevano posti per il ricovero. Così chiedo di programmare un trasferimento d’urgenza presso l’ospedale dove mia figlia è in cura, per le sue note problematiche di salute. “Non facciamo da taxi”. Mi ha detto la dottoressa in servizio aggiungendo che avremmo dovuto aspettare l’esito del tampone ma che, in ogni caso, non poteva trasferirla perché la bambina per lei non era in pericolo di vita.
Scortati dalla polizia fino a Roma
“A quel punto – racconta ancora Amaro – chiedo se mia figlia venisse trasferita solo quando le sue funzionalità vitali fossero compromesse. Io da padre dopo tutto quello che abbiamo già affrontato in passato non potevo pensare che mia figlia sarebbe dovuta esser in pericolo di vita per poterle garantire delle cure idonee al suo stato di salute, e per tale motivo, mi sono incamminato verso Roma in macchina positivi sia io che mia moglie, e con mia figlia che stava male. Tutto ciò scortati dalla polizia fino all’ospedale Bambino Gesù”.
“Grazie alla sanità calabrese”
“Questo è ciò che la nostra sanità calabrese ad oggi ci garantisce – conclude l’amareggiato papà – . Appena arrivati a Roma mia figlia è stata immediatamente ricoverata”.

