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Movida Santa Teresa, il senatore Molinari ed un residente rispondono alla lettera dell’imprenditore indignato

Il giovane esercente nella sua missiva lanciava l’appello ad un confronto pacifico affinché sia possibile continuare a fare impresa nel quartiere. In cambio ha ricevuto due risposte al vetriolo.


COSENZA – “Apprendo con amarezza della reazione scatenata dall’interrogazione che porta la mia firma e che riguarda la querelle, che va avanti ormai da mesi, tra residenti e gestori dei locali di piazza Santa Teresa. Ritengo doveroso – scrive il senatore Molinari in merito alla lettera pubblicata due giorni fa su QuiCosenza – fare alcune precisazioni a questo punto e, soprattutto, nel leggere di una lettera di indignazione di uno fra gli esercenti. Intanto chiarisco, in merito allo “scalpore” suscitato  dall’aver “scomodato” il Senato, che si tratta dell’ambito istituzionale in cui io posso intervenire. Non sarebbe stato necessario se a livello comunale (che è poi quello competente) si fosse mosso qualcosa in direzione di una risoluzione del problema che, per come riportato dai giornali, sta già “mietendo le prime vittime” con la chiusura di uno dei locali. A quanto pare però, nessuno interviene relegando i botta e risposta, a suon di querele ed esposti denuncia,  nell’alveo di una disputa in cui residenti ed esercenti sono lasciati in balia di se stessi.

 
 
Mi chiedo fino a che punto, in un simile stato di cose, gli esercenti riescano a lavorare ed a mandare avanti le loro attività, probabilmente, tirate su anche con grande sacrificio? A questo punto mi rendo disponibile, se una interrogazione parlamentare  genera tanto “scandalo”, alla partecipazione ad un tavolo alla presenza dell’organismo demandato a risolvere la questione, ossia Sindaco o Prefetto. Ciascuno deve procedere ad una assunzione di responsabilita’ nel rispetto della carica che, sottolineo “temporaneamente”,  occupa e proporre soluzioni. Proprio come ho fatto io , portando  la questione nel dibattito politico- amministrativo della citta’. Chiarisco poi che circa una settimana fa , ero già intervenuto  in merito alla questione, di cui peraltro la stampa ha dato conto,  in cui si sollecitava un interessamento del Comune, al fine di individuare una soluzione che potesse risolvere la questione nella direzione di un beneficio per entrambe le parti, o che si trattasse di una nuova regolamentazione da rispettare da entrambe le parti, tassativamente , o l’individuazione di aree idonee e più consone all’apertura dei locali, magari non in prossimità troppo eccessiva di condomini.>
 
 
Aggiungo inoltre, che i passaggi riportati dalla interrogazione sono stati inseriti nella premessa e nelle considerazioni al fine di mostrare il quadro della disputa e “il pomo della discordia” ai destinatari dell’atto, che in altro modo non avrebbero potuto comprendere, appieno,  le ragioni delle lamentele dei residenti  che hanno generato la  sorta di “faida” ormai in atto tra le parti. In conclusione devo, ahime’,  constatare con tristezza che, evidentemente, in città mancano punti di riferimento politico. L’accanimento nel demonizzare un’iniziativa che puntava, in buona fede, a risolvere, ma soprattutto ad aprire un varco ed accedere i riflettori, su una questione che si protrae, secondo me , da tanto e troppo tempo, fa emergere il bisogno di confronto con le istituzioni e ciò conferma che, in una siffatta  situazione i cittadini ( che siano i residenti o gli esercenti) sono stati lasciati soli. E’ necessario, poi, chiarire alcune imprecisioni. Nella lettera dell’ esercente leggo di suolo pubblico occupato.>
 
 
Nell’interrogazione ho parlato di   “avventori che sostano all’esterno”  non di tavolini. Nell’interrogazione citavo i dati Arpacal e sono stati tirati in ballo perché rappresenta la base su cui poggiano  le accuse mosse dai residenti. Lo dice lo stesso esercente. Richiesta di tavolini da diminuire a cui i gestori hanno rimediato. Richiesta di abbassamento decibel, su cui gli esercenti sono intervenuti, ma nonostante tutto nulla si è mosso e le lamentele dei residenti continuano. E’ evidente, dunque, che ci fosse l’urgenza di un  azione forte. Serviva rivolgersi ad un livello istituzionale superiore al fine di stabilire una volta per tutte ragioni e torti. Giungono spesso lamentele e i cittadini si dolgono  per  una politica del “non fare” e poi però… anche di quella che invece “ fa”. Mi stupisce di come non ci sia stata reazione di pari  veemenza di fronte all’indifferenza  di chi sarebbe dovuto intervenire ed, invece, ha scelto l’immobilismo. Sicuramente, dal punto di vista politico, non inoltrarsi in un campo così minato, paga e di più rispetto alla scelta di azione in un ambito, anche abbastanza spinoso. Ma questo fa parte del compito che mi è stato affidato, ed io vado avanti forte della consapevolezza di essere in buona fede. In chiosa mi dichiaro disponibile ad un incontro con gli esercenti al fine di chiarire una volte per tutte,  ed attraverso una  comunicazione più “diretta”, ciascuno le proprie posizioni e magari cercare insieme, attraverso un tavolo, con Sindaco o Prefetto, o perché no, anche entrambi, una soluzione condivisa che vada nella giusta direzione per tutti”.>
 
 
A fargli da eco è un residente del quartiere Roberto Nigro, poco incline ad accettare i rilievi mossi dall’esercente esasperato.”Rispondo alle lettere che ultimamente sono state scritte su Santa Teresa dai cosiddetti imprenditori giovani. Sono un residente – afferma Nigro – e da oltre un anno subisco, sì subisco, il chiasso, le sopraffazioni, lo stravolgimento di un quartiere che essi hanno apportato. Chiariamo subito che non rispondono al vero le pretestuose argomentazioni dei ristoratori, secondo i quali il nostro quartiere prima del loro avvento era una zona malfamata, in cui si commettevano violenze e altri fatti criminosi. Falso. A Santa Teresa niente di tutto questo è mai accaduto, i ristoratori non si ergano a salvatori del quartiere, ma facciano un mea culpa sulle bugie dette e sugli illeciti che ogni sera, direttamente o indirettamente, commettono. Gli abitanti chiedono solo che vengano rispettate le regole; perché se è stato fissato un certo orario di chiusura questo non viene mai rispettato? Perché si somministra alcool a tutti? Perché si fa musica dal vivo fuori dai locali (che sono piccolissimi) se invece è stato stabilito che la musica si può fare solo dentro al locale e che questo deve essere insonorizzato? Perché molti non sono a norma per quanto riguarda i fumi e la Scia? Perché si permette di inquinare acusticamente l’ambiente? (I controlli di Asp, Polizia Municipale, Nas, Siae non hanno mai riscontrato tali criticità ndr).>
 
 
Perché si permette ai frequentatori di parcheggiare le macchine sui nuovi marciapiedi o in anche in tripla fila? Perché noi residenti dobbiamo sopportare tutto questo e pagare le tasse e abitare su una piazza che è oggi il vessillo della bella vita dei vitelloni cosentini, fancazzisti che si permettono il lusso di divertirsi tutta la notte, a nostre spese, e di non avere niente da fare al mattino dopo? Come pensate si possa vivere in questa zona ormai, e mi riferisco a bambini ed anziani particolarmente, visto che non c’è pace, che dobbiamo tenere le imposte chiuse anche con il caldo torrido, che non troviamo mai un parcheggio e che ci sorbiamo il vostro chiacchiericcio sostenuto, per non dire urla, fino alle quattro del mattino? Bene, buttarla sempre sull’imprenditoria giovanile in un momento di crisi in un meridione ecc. ecc. non attecchisce, perché è giusto lavorare e guadagnare, ma seguendo le regole. Purtroppo devo notare che nessuno, se non in qualche rara occasione, è venuto e vi ha fatto chiudere in orario, o sistemare i tavolini in regola visto che occupate tutto il marciapiede, nessuno è venuto a dirvi di fare la musica all’interno, insomma né la polizia che è a due passi, né i carabinieri, né i vigili urbani si sono presi la briga di attuare i controlli per diverse sere di seguito, in modo da incentivarvi a rispettare le regole. (Diversi e frequenti i controlli delle Forze dell’Ordine all’interno dei locali per verificare il rispetto delle norme vigenti ndr)>
 
 
Anzi, ognuno gioca a scaricabarile, se vai dai vigili o dai carabinieri ti dicono che è competente la polizia perché è vicina, se vai dalla polizia che effettivamente è vicina alla piazza, ti dice che devi chiamare i vigili. Insomma nessuno vuole mettersi contro i locali, le infrazioni sono visibili, denunciate in tutti i modi e se nessuno interviene ci sarà un motivo? Non parliamo del Comune che si è messo dalla parte dei locali per avere voti nel prossimo futuro, né della chiesa sui cui gradini ogni sera i giovani si ubriacano tra promiscuità varie. Anche la chiesa, che si scaglia contro tutto, sta zitta. I motivi sono noti; sulla piazza vive il presidente del consiglio comunale di Cosenza il cui fratello è proprietario di uno dei locali in questione. Ci è sorto il dubbio che la piazza sia stata rifatta per aumentare il valore dell’immobile del presidente del consiglio e per dargli la possibilità di avere maggiore spazio per la sua attività. E poi i locali, che di infrazioni ne commettono ad ogni piè sospinto, hanno l’indecenza di scrivere e dire che i residenti sono esigenti e non capiscono i giovani. Rispettate le regole tutte, fate in modo che non dobbiamo più vedere gente che urina in mezzo alla strada o che si scambiano bustine sulla pubblica strada o che urla e canta e disturba noi. Ormai in città la legge è solo un ricordo, altrimenti noi residenti non saremmo stati qui a scrivere lettere ai giornali. Ma non disperiamo e sappiamo che siamo nel giusto”.>
 
 

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