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Cosenza, protesta ispettori del lavoro: “così non possiamo garantire sicurezza”

COSENZA – “Per la provincia di Cosenza, su 600mila potenziali utenti i servizi sono resi da 50 persone di cui solo 27 ispettori. Impossibile garantire la tutela del lavoro con questa grave carenza d’organico in una società che parla tanto di maggiore sicurezza sui luoghi di lavoro”. Ad esprimere preoccupazione è Armando Fiorito, coordinatore regionale dell’INL Calabria che lancia l’allarme anche sul prossimo futuro perchè, con i nuovi cantieri che apriranno in previsione del PNRR, in una delle province più vasta d’Italia, non sarà possibile gestire al meglio la sicurezza sui luoghi di lavoro.

Stamattina a Cosenza la mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Ispettorato del lavoro e dell’Anpal (Agenzia Nazionale Politiche Attive Lavoro) davanti alla Prefettura in piazza 11 Settembre, indetta dalle sigle sindacali di categoria in concomitanza con quella nazionale nella Capitale che coinvolge tutti gli uffici d’Italia. “Siamo stufi della logica del costo zero e non ci fermeremo fino ad ottenimento del risultato” sottolineano i sindacati. Nel corso del sit in una delegazione è stata ricevuta in Prefettura. 

“All’Ispettorato del Lavoro si chiede sempre di più e si dà sempre di meno. L’urgenza delle morti sul lavoro richiede investimenti concreti sui soggetti che operano in prima linea, al fine di intensificare i controlli e rendere più incisive le azioni di contrasto. E invece, a parole, si proclama basta morti sul lavoro e nei fatti si lasciano gli Ispettorati in condizioni di gravissime carenze di organico e si persevera nella logica del costo zero”.

Investimenti zero, meno retribuzione ma il lavoro è sempre di più

I lavoratori dell’Inl e dell’Anpal ribadiscono di essere stati gli unici ad essere esclusi dall’adeguamento dell’indennità di Amministrazione, riconosciuta agli altri comparti del pubblico impiego e si dichiarano i dipendenti pubblici più poveri d’Europa: si dà di meno e si chiede di più.

I sindacati chiedono che i lavoratori siano messi nelle condizioni di assolvere effettivamente al compito di presidiare la legalità su un territorio vasto e difficile e di essere dotati di risorse umane adeguate, di mezzi e strumenti idonei allo scopo, di formazione e addestramento funzionali alla vigilanza in materia di sicurezza in tutti i settori di intervento e di vedersi riconosciuta l’indennità di amministrazione. E poi c’è la carenza di organico, risorse umane insufficienti e un’inadeguatezza della formazione fornita al personale.

Una protesta che riguarda tutto il mondo del lavoro

“Questa non è una protesta che riguarda solo i dipendenti dell’Ispettorato, ma tutto il mondo del lavoro. Se gli organi competenti a vigilare sulla legalità avranno uomini, mezzi e risorse per agire concretamente, tutti i lavoratori saranno più tutelati, diversamente ogni riforma rimarrà sulla carta e in un territorio in cui le condizioni lavorative sono già estremamente fragili, ad avere la meglio saranno il sommerso, il precariato, lo sfruttamento e il lavoro che uccide”.

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