COSENZA – “Del cancro fa paura anche solo la parola. Sarà il suono, non so spiegarlo”. A parlare è Angela (nome di fantasia) una ragazza di 28 anni, calabrese, che durante la pandemia ha scoperta di avere il cancro. “E’ traumatico. Mi sento come se la vita mi avesse violentata. Mi spiego. Per quanto ne senti parlare, perché so che non è successo solo a me, finché non arriva non si può capire. Ho avuto amiche, conoscenti che si sono ammalate e la notizia, ricordo, mi turbò molto. Ma poi entri in uno studio medico e il dottore si fa serio e dice: “Signorina è cancro” il mondo si ferma. Almeno per me è stato così – racconta con la voce rotta”.
“Sono figlia della prevenzione perché se non fossi andata a controllo il cancro ‘avrebbe galoppato’ ed io ora non sarei qui a parlare. Molte donne rimandano, abbiamo una vita troppo frenetica, ma bisogna fermarsi e prendersi cura del nostro corpo. Altre donne hanno paura. Ho sentito dire ‘non vado che poi chissà che mi trovano’. Che rabbia che mi fanno, se avessi la forza le porterei io di peso – commenta con un mezzo sorriso Angela -. Dalla mia diagnosi sono passati 10 mesi e 22 giorni, non dico le ore per non risultare fuori di testa, ma so anche quelle.
Lo shock iniziale, come ho detto, è stato traumatico e devastante poi, fortunatamente, sono stata operata, ho avuto l’istologico e il risultato è arrivato dopo 24 lunghissimi, interminabili giorni. Secondo stadio. “Signora è fortunata questo genare di male solitamente si scopre troppo tardi, quando c’è poco da fare invece lei è all’inizio. Ce la farà. – Angela qui, scoppia in lacrime. – Piango perché se avessi rimandato lo screening, se non avessi fatt0 prevenzione la mia vita sarebbe finita a 30 o 31 anni, pensando positivo”.
“Ho finito la chemio da due mesi, i capelli iniziano a crescere, le forze ritornano. Sono ancora affaticata, credo che i soldati dopo una battaglia si sentano più o meno come me ora. Fondamentalmente un po’ guerrieri sono i malati di cancro. Insomma è stato difficile ma ho trovato la forza nella mia famiglia, nelle mie amiche, in me. Ad oggi sono ottimista, ho fiducia e spingo sempre tutti a fare visite, analisi perché so che esiste il “male”, l’ho visto, e per questo so che esistono le armi per combatterlo. Noi possiamo precederlo, curarlo e sconfiggerlo. Lo dobbiamo a quelle persone che per il cancro sono morte. A quelle che hanno vissuto nello scorso secolo e che non avevano i mezzi per scendere in battaglia”.
La nostra giovane amica poi lancia un appello e qui, i suoi occhi cambiano sono determinati quasi dittatoriali: “andate a fare prevenzione, non domani ma ora, oggi. Alle donne, agli uomini (perché anche loro devono fare prevenzione) dico che la vita è una sola ma la prevenzione, com’è successo per me, ti da una seconda possibilità”.
Oggi si celebra la giornata mondiale contro il cancro
“Close the care gap”, ovvero eliminare le disparità nelle cure. È questo lo slogan scelto per la Giornata mondiale contro il cancro che si celebra oggi 4 febbraio e si rivolge allo stesso modo a tutte le persone sul pianeta. Per governi, istituzioni, politici, cittadini, associazioni di pazienti, anziani e giovani l’obiettivo è unico: unificare gli sforzi, facendo ognuno la propria parte, in modo tale da ridurre concretamente l’impatto che il cancro ha sulle nostre vite.
È uno tsunami tanto temuto quanto ampiamente preannunciato. Anche a Cosenza la situazione della prevenzione è un argomento particolarmente delicato perché a causa della pandemia sono dimezzati gli screening. “Il vero tsunami arriverà nei prossimi anni. – Sono le parole della dottoressa Isabella Mastrobuono, commissaria dell’Azienda ospedaliera di Cosenza. “Perché a causa della paura del contagio sono diminuiti i controlli per le altre malattie. Tutto quello che oggi non curiamo lo dovremmo affrontare poi domani”.

