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L’imprenditore-usuraio incastrato dal biglietto di un suicida torna dietro le sbarre

Prima di spararsi Giuseppe Perfetti lasciò nella sua auto una missiva con i nomi di quelli che riteneva essere i propri aguzzini.

COSENZA – Era il 20 Aprile del 2009 quando Perfetti fu ritrovato cadavere nelle sua Lancia Y parcheggiata in una piazzola dell’A3. Nella vettura lasciò un biglietto che non dava adito a fraintendimenti. Conteneva le ragioni che lo avevano spinto a togliersi la vita terrorizzato dagli usurai ed una confessione shock: un omicidio da lui compiuto nel ’79. Tra coloro che indicò tra i suoi presunti estortori appariva ‘Bebè’, all’anagrafe Francesco Ruffolo, titolare di una ditta di trasporti cosentina insieme a suo figlio in seguito arrestato anch’egli per usura. Indagando sulle attività dell’imprenditore bruzio gli inquirenti scoprirono le attività criminali poste in essere dal Ruffulo grazie ad una telefonata intercettata in cui il sessantenne minacciava un dipendente regionale invitandolo a saldare nell’immediato la cifra che gli era stata prestata. Quattromila euro con un tasso d’interesse del 60% annuo. Due anni dopo suo figlio, Giuseppe Ruffolo, fu trucidato a Città 2000 in mezzo al traffico dai proiettili sparati da uno scooterone grigio ritrovato carbonizzato nei boschi di Rovito. In tasca aveva un foglietto con nomi e cifre. Si trattava delle le “pratiche” aperte dal giovane che pare furono prese in consegna dal padre, Bebè, autoincaricatosi di riscuotere ogni centesimo dalle persone iscritte nel registro dei prestiti. Nel pomeriggio di Martedì il personale della Squadra Mobile ha notificato un provvedimento di esecuzione di pene concorrenti per i reati di evasione, usura ed estorsione nei confronti di Francesco Ruffolo per un totale di 4 anni e 25 giorni di detenzione. Espletate le formalità di rito,  l’arrestato è stato tradotto presso la casa circondariale di via Popilia.

 

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