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L’usura nel Tirreno cosentino gestita dal clan Muto, cinque condanne

Tra le persone assolte l’ex assessore della Provincia e del Comune di Rende Pietro Paolo Ruffolo.

 

PAOLA (CS) – I proventi dell’attività criminale della potente ‘ndrina con base a Cetraro investiti in prestiti usurai. I ‘cravattari’ del Tirreno pare vantassero crediti che si aggiravano sul milione di euro per ciascuna vittima. Un business che i Muto gestivano in collaborazione con la cosca Abbruzzese di Cassano allo Jonio vessando imprenditori della costa in difficoltà con tassi che arrivavano sino al 20% mensile. In alcuni casi i malcapitati furono costretti a chiudere bottega e consegnare le chiavi dell’attività direttamente ai propri aguzzini per liquidare i debiti contratti. Una realtà emersa dall’inchiesta che portò nel 2009 a diversi arresti scattati con l’operazione Cartesio. Ieri si è concluso presso il Tribunale di Paola il processo in primo grado a carico dei 14 imputati giudicati con rito ordinario con nove assoluzioni e cinque condanne. Per molti di loro è stata esclusa l’aggravante mafiosa nonostante siano stati accertati gli stretti legami con la cosca Muto.

Le persone assolte:
Franca Coccia, 55 anni di Cetraro;
Gigliola Iacovo, 41 anni di Cetraro;
Franco Abbruzzese, alias Dentuzzo, 46 anni, di Cassano Ionio;
Pasquale Imbelloni, detto ‘Lillino’, 65 anni, di Santa Maria del Cedro
Umberto Cairo, 54 anni, di Sangineto;
Antonio Pignataro, inteso come «Tonino Cicchitella», 52 anni, di Cetraro;
Francesco Amato, di Corigliano, 61 anni;
Mario Midaglia, 56 anni, di Acquappesa;
Pietro Paolo Ruffolo, 66 anni, di Rende (ex assessore Provincia di Cosenza)

Le persone condannate:
– Agostino Iacovo, 37 anni, di Cetraro / 4 anni;
Giuseppe Nigro, 55 anni, di Belvedere Marittimo / 4 anni e 6 mesi;
Settimio Rosario Rugiero, 55 anni, di Bonifati: 7 anni e 9 mesi;
Agostino Briguori, 47 anni, di Bonifati: 4 anni;

 

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