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Natale, sulle nuove misure restrittive si lavora ad un accordo l’Unione Europea

Governo al lavoro per un accordo a livello europeo che uniformi le misure restrittive a Natale e Capodanno. Sullo sfondo il tentativo di riaprire le scuole coinvolgendo i sindaci delle grandi città e l’ulteriore stretta sugli spostamenti tra il 24 dicembre e il 6 gennaio. Governo al lavoro

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COSENZA – Il governo lavora su più fronti per far sì che gli interventi che saranno decisi con il prossimo Dpcm consentano di evitare gli errori fatti in estate e non siano vanificati dalla dalle scelte degli altri paesi, in particolare quelle relative allo sci visto che il governo è orientato a dire no alla riapertura degli impianti e una decisione in senso contrario da parte di Francia, Austria, Germania e Slovenia rappresenterebbe un ulteriore colpo ad un’economia già al tappeto.

Di un “coordinamento europeo” sulle misure hanno parlato lo stesso Conte e il presidente della Commissione Ursula Von Der Leyen in una telefonata nella quale, dice il premier, c’è stato un “ottimo scambio di vedute” su questo e altri temi. Se da questo si arrivi poi ad un risultato concreto è tutto da vedere, con il presidente francese Emmanuel Macron che ha già fatto sapere che non deciderà prima di una decina di giorni. L’approccio, nonostante le critiche al premier, è condiviso anche da Matteo Salvini – “o chiudono tutti o nessuno” dice il leader della Lega – e all’intesa crede anche la Germania. “Preferirei che ci fosse un unico accordo: nessun impianto di risalita aperto ovunque e vacanze ovunque – dice il ministro-presidente della Baviera Markus Soeder – Se vogliamo mantenere aperte le frontiere, abbiamo bisogno anche di un chiaro accordo sullo sci. Altrimenti è difficile andare avanti”. Di tutt’altro avviso è invece il ministro del turismo di Vienna Elisabeth Koestinger. “Non posso condividere l’iniziativa italiana. In Austria ci sarà di certo un turismo invernale” poiché “i nostri operatori si baseranno su un ampio protocollo di sicurezza”. In caso Bruxelles dovesse imporre lo stop, è quindi la conclusione di Vienna, sia l’Ue a ristorare un settore che dà lavoro a 700mila persone. In attesa di capire se si arriverà davvero ad un coordinamento Ue, il governo continua a lavorare sul nuovo Dpcm.

Confermato il no allo sci

“Nessuno sottovaluta l’impatto di una chiusura – ha detto oggi il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli – ma i numeri attuali non rendono compatibile un’ipotesi di riapertura – gli obiettivi sono sostanzialmente due: far respirare l’economia nelle settimane che precedono il Natale ed evitare spostamenti di massa nei giorni delle feste vere e proprie. C’è poi una parte del governo, la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina in testa con l’appoggio di Conte, che vorrebbe consentire ai ragazzi di tornare a scuola in presenza già prima di Natale. Forte dell’appoggio degli scienziati: anche dagli ultimi dati a disposizione la scuola, dice Locatelli, contribuisce “in modo assolutamente marginale alla curva di trasmissione” del virus. Per questo il ministro ha convocato i sindaci delle dieci città metropolitane, che da sole rappresentano un terzo della popolazione italiana, 21 milioni di persone. L’obiettivo è “fare squadra” per riportare i ragazzi in aula e affrontare insieme il problema principale che ha costretto alla chiusura delle scuole, quello del trasporto pubblico locale.

Gli spostamenti e le nuove zone gialle

L’ipotesi al momento prevalente è quella dell’area rigorista del governo supportata da tecnici e scienziati: evitare che ci si possa spostare liberamente tra le Regioni. “Certamente spostamenti illimitati per Natale e aggregazioni rappresentano un rischio per la diffusione dell’infezione” ripete il direttore della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza. Possibile dunque che si arrivi ad una via di mezzo che non inibisca completamente gli spostamenti ma li consenta solo per raggiungere parenti stretti e congiunti. Per ora però cambia poco: il ministro della Salute Roberto Speranza ha rinnovato le misure per la provincia di Bolzano, che resta in zona rossa anche se il presidente Arno Kompatscher ha revocato il lockdown generale, e per Basilicata, Liguria e Umbria, che fino al 3 dicembre restano dunque in zona arancione, con spostamenti vietati anche tra comuni. Venerdì con il nuovo monitoraggio Piemonte e Lombardia potrebbero entrare in zona arancione e li resteranno fino al nuovo Dpcm. Poche speranze invece di vedere il colore arancione in Calabria dove solo oggi sono arrivati i primi segnali di un rallentamento del virus e dei ricoveri. Dunque maggiori vincoli anche per quelle in zona gialla.

Speranza “nuovo Dpcm in base ai dati epidemiologici”

“Bisogna evitare gli spostamenti non strettamente necessari, ridurre il più possibile le relazioni con le altre persone se queste non sono indispensabili e restare a casa ogni volta che è possibile” ripete il ministro della Salute Roberto Speranza che sul prossimo Dpcm, previsto all’inizio di dicembre, dovrà basarsi sull’andamento dei dati epidemiologici “valuteremo fino all’ultimo i dati. Ci sono ancora molti giorni da qui alla scadenza del Dpcm e vorremmo vedere bene quanto si riesce a piegare la curva con le misure adottate finora. Penso – ha proseguito il ministro – che interventi mirati dove la situazione è più difficile siano il metodo giusto”. Guai però, ha avvertito Speranza, “a scambiare i primi segnali che vanno nella direzione giusta per uno scampato pericolo. La situazione è ancora molto seria e la pressione sui nostri servizi sanitari è ancora molto forte e quindi abbiamo bisogno ancora di grande rigore”. Quelli presenti in Italia, ha rilevato, “sono i numeri di un’epidemia ancora molto presente nel nostro Paese. Il dato più drammatico è quello delle persone che perdono la vita, anche il dato assoluto delle persone contagiate è molto alto” . Speranza ha detto inoltre che si lavora nella direzione di avere un’Italia che sia tutta a zone gialle, “ma i tempi andranno ponderati con grandissima attenzione. Un’Italia che torna a un colore giallo significherebbe che siamo in una fase diversa dell’epidemia”.

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