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Speranza “non c’è altra strada. Nessuno spirito punitivo verso le Regioni”

Così il Ministro della Salute Speranza che questa mattina ha riferito alle Camere sulle misure dell’ultimo Dpcm “sappiamo che le misure comportano sacrifici ma non abbiamo alternative se vogliamo superare questa fase. I criteri di monitoraggio? Le Regioni erano a conoscenza dei dati che sono stati condivisi e non hanno mai posto obiezioni”

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ROMA – “In tutte le fasi del nostro lavoro c‘è stato il pieno coinvolgimento delle istituzioni scientifiche cosi come delle Regioni. I criteri di monitoraggio su 21 parametri sono stati condivisi con le Regioni in due incontri, e da 24 settimane i parametri di riferimento vengono utilizzati senza che mai le Regioni abbiano portato obiezioni. Il documento da cui derivano le scelte di fondo poste alla base del Dpcm è stato redatto da un gruppo di lavoro con Iss e la stessa Conferenza delle Regioni. I dati posti alla base delle rilevazioni vengono caricati e la fonte dei dati sono le Regioni”. Lo ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, nell’informativa alla Camera provando così a spegnere le roventi polemiche e lo scontro con le Regioni, soprattutto con quelle dichiarate zone rosse. Speranza non vuol sentir parlare di ordinanze punitive o autoritarie, men che meno di poteri che vanno oltre quelli previsti dal suo dicastero , “si tratta di un procedimento complesso rispetto al quale il ministro della Salute prende atto del lavoro svolto dalla cabina di regia e firma un’ordinanza che recepisce i dati trasmessi ai sensi dell’ultimo Dpcm. La mia ordinanza è conseguenza automatica dei dati elaborati, per questo non ci sono trattative ma semplicemente scambi di dati e di informazioni”.

Nessuno spirito punitivo verso le Regioni

“Lo spirito con cui ci muoviamo – ha evidenziato  – è l’esatto opposto rispetto ad uno spirito punitivo verso le Regioni. Sappiamo che le misure comportano sacrifici ma non abbiamo alternative se vogliamo superare questa fase. E’ vero che sono tanti i casi asintomatici ma questa volta sono colpite tutte le Regioni”. Speranza ha ricordato che “il virus circola in tutto il paese ed essere in zona gialla non significa essere in un porto sicuro. Se continua ad alzarsi il numero di contagiati, inevitabilmente aumenteranno le terapie intensive e i decessi”. La scelta di classificare le varie regioni è stato “un lavoro complesso” perché ciascuna “viene classificata sulla base dell’incrocio di due parametri: indice di rischio prodotto dai 21 indicatori e i 4 scenari definiti attraverso gli Rt . Con lo scenario 4 e Rt sopra 1,50 indice di rischio alto, la regione viene collocata in zona rossa. Dopo 14 giorni con scenario e indice più basso avviene una nuova classificazione della cabina di regia. Si tratta di un lavoro di una raccolta dati imponente, per questo le valutazioni hanno bisogno di almeno una settimana per essere attendibili, perché i dati possano stabilizzarsi”.

Indice RT alto è più rilevante dell’aumento di casi

L’indice Rt “rappresenta il numero medio delle infezioni prodotte da ciascun individuo infetto ed è un indice più rilevante del numero di nuovi casi che quotidianamente rileviamo: i casi che ogni sera registriamo rappresentano una fotografia del momento figlia dei contagi precedenti. Con l’Rt invece abbiamo indicazioni sul livello di contagiosità di un territorio e quindi in qualche modo di una prospettiva di una diffusione del contagio in quel territorio. Una differenza molto importante che va considerata nelle decisioni assunte. Se un territorio ad esempio ha un numero di nuovi casi relativamente basso ma un Rt alto, siamo dinanzi comunque ad un alert serio e ciò ci indica che in una situazione di pochi contagiati se non interveniamo rapidamente ci sarà una forte espansione del contagio”. Il coefficiente di rischio costruito sui 21 parametri è invece “un algoritmo funzionale al grado di resilienza dei servizi sanitari regionali e posti ospedalieri occupati”. Si tratta dunque, ha concluso Speranza, di un procedimento “complesso rispetto al quale il ministro della Salute prende atto del lavoro svolto dalla cabina di regia e firma un’ordinanza che recepisce i dati trasmessi ai sensi dell’ultimo Dpcm. È preminente il ruolo delle valutazioni di ordine scientifico”. Poi Speranza rivolge nuovamente un appello alla coesione e all’unità di tutti “dico basta, non alimentiamo polemiche, non sono utili ma terribilmente dannose, lasciamo fuori dalla battaglia politica le questioni scientifiche. Se produciamo un clima sbagliato – è l’appello lanciato da Speranza alla Camera – l’effetto sarà solo il disorientamento e la sfiducia tra i cittadini e questo ci renderà più deboli di fronte alla lotta contro il virus. Se non pieghiamo la curva il personale sanitario non reggerà l’onda d’urto. Il personale è la questione più importante. Non dobbiamo perdere tempo in polemiche ma dobbiamo lavorare insieme”.

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