Anpit Calabria attacca duramente la Fp Cgil di Cosenza: “L’applicazione dei CCNL stipulati da Anpit è legittima. La Fp Cgil rettifichi le sue dichiarazioni diffamatorie”
COSENZA – Con una nota a firma di Francesco Catanese, presidente Anpit Calabria e Anpit Catanzaro, Francesco Ambrogio, presidente Anpit Cosenza e i presidenti delle sezioni di Vibo e Reggio, Marco Antonio Furnari e Giuseppe Quattrocchi, l’Associazione Nazionale Per l’Industria e il Terziario risponde duramente al sindacato Fp Cgil di Cosenza che nei giorni scorsi era intervenuto sui contratti alla casa di cura Misasi di Cosenza.
“Dalla sua costituzione e nel corso degli anni Anpit ha sempre stipulato dei CCNL per diversi settori con piena legittimità ed in osservanza delle norme vigenti nel tempo succedutesi. I datori di lavoro associati, decidono di applicare l’innovativo modello contrattuale introdotto da Anpit ritenendolo più confacente alla loro realtà aziendale, nella certezza del rispetto di norme costituzionali e legislative. Anpit non ha necessità di fare proclami mediatici per tediare operatori economici al solo fine di incrementare i propri iscritti, predicando e divulgando notizie fuorvianti. Basa il suo operato nel pieno rispetto della legalità, collaborando con gli organi preposti al relativo controllo in piena trasparenza e nel rispetto dei ruoli, ed è in questa prospettiva che Anpit manifesta da sempre una totale disponibilità al confronto per contribuire alla ricerca delle soluzioni più idonee alle realtà imprenditoriali”
“Per questo oggi rivendichiamo il rispetto gridando ‘basta’ ad accuse infamanti, gratuite e vergognose. Riteniamo sia corretto ristabilire la verità con alto senso di giustizia e dignità. Sì, proprio la dignità che per tanto tempo è mancata ai nostri associati che adesso riescono ad applicare un CCNL nel pieno rispetto reciproco con i lavoratori tutti”.
“A riguardo dei CCNL da noi sottoscritti, – prosegue la nota – abbiamo assistito (purtroppo) a diverse comunicazioni infondate, notizie fantasiose e non veritiere, talvolta diffuse con totale incompetenza, per mancanza di conoscenza anche di basilari norme del diritto del lavoro; giustificabili solo da ossessionate logiche di parte, certamente non finalizzate a difendere i diritti dei lavoratori e il buon andamento delle imprese; ad azioni messe in atto solo per denigrare il lavoro fatto anche con altre associazioni datoriali, e in continuo confronto con gli interlocutori sindacali nell’interesse dei lavoratori. Non c’è spazio per la “denigrazione”, è fuori tempo ed ancora oggi sfugge a taluni. Non c’è spazio per i “no a prescindere”, è fuori tempo ed ancora oggi sfugge a taluni”.
“Per garantire il lavoro ed un futuro sostenibile è tempo di dialogo onesto, di confronto basato su rispetto dei ruoli e delle parti, di competenze da mettere a disposizione per il bene comune, di nuove dinamiche contrattuali per una continua crescita di tutti, imprese e lavoratori. Non è un compito facile ma siamo pronti e disponibili a misurarci, a dare il nostro contributo, a dialogare con tutti, senza distinzione alcuna. Per Anpit è questo lo spirito che dovrebbe animare la missione di tutte le organizzazioni che a vario titolo rappresentano i soggetti coinvolti nel mercato del lavoro, per favorire sempre il nostro sistema economico e sociale, sempre competitività, incremento occupazionale, scongiurando sempre le chiusure di attività economiche, permettendo una partecipazione attiva dei lavoratori alla vita aziendale; tutti elementi che nel corso degli anni ci sono stati riconosciuti dalle decine di migliaia di aziende che hanno aderito alla nostra associazione e che continuano ad aderire con sempre maggiore frequenza”.
“Per questo oggi, ancora con più forza, siamo a denunciare i vili attacchi ricevuti e a difenderci da accuse insensate. Lo dobbiamo per il rispetto delle imprese che Anpit si onora di rappresentare, e anche per dare chiarezza ai tantissimi consulenti che ogni giorno sono impegnati a fornire soluzioni attraverso i nostri CCNL, e oltretutto per tutelare il lavoro che viene quotidianamente svolto nelle oltre 60 sedi territoriali distribuite sull’intero territorio nazionale. Non permettiamo dunque, a nessuno, e men che meno alla Fp Cgil di dichiarare contratti da noi sottoscritti, con l’appellativo di ‘pirata’ “.
“I veri “pirati” sono tutti i soggetti che operano contro ogni norma di diritto. Ed in particolare, nel mercato del lavoro, coloro che, invece di difendere i lavoratori, hanno garantito e continuano a garantire una serie di soprusi nei confronti degli stessi, accettando dinamiche territoriali e permettendo continue azioni illegittime finanche vere e proprie estorsioni, al solo fine di poter asserire l’applicazione di un determinato ccnl stipulato dai medesimi. I contratti da noi sottoscritti, sono tutti depositati presso l’archivio del CNEL, identificati con i relativi codici rilasciati dall’INPS per il loro utilizzo nella denuncia Uniemens ed applicati regolarmente da migliaia e migliaia di aziende, che hanno ricevuto normali accertamenti ispettivi conclusi senza alcun rilievo sulla applicabilità, ritenuta sempre conforme ai contenuti di norme vigenti”.
La piena legittimità dei CCNL Anpit non è pacifica solo per il Ministero del lavoro, per gli Ispettorati del lavoro e per l’INPS, ma lo è anche per consolidata giurisprudenza di svariati Tribunali Italiani. Tra le tante sentenze si citano:
• Il Tribunale di Milano con recentissima sentenza n. 596/2020 del 28/05/2020, che ha cristallizzato la applicabilità dei CCNL sottoscritti da ANPIT anche negli appalti pubblici;
• Il Tribunale di Napoli, con 2 sentenze n. 1717/2020 del 12/05/2020, e n. 2411/2020 del 10/06/2020 ha nuovamente cristallizzato l’applicabilità dei CCNL, oltre alla facoltà di porre in essere contratti di prossimità;
• Il Tribunale di Trani, con recente sentenza n. 2195 del 18.11.2019, ha dichiarato il diritto della società ricorrente ad utilizzare come imponibile contributivo minimo i livelli retributivi fissati da un contratto collettivo sottoscritto dalla Anpit; così come aveva anche stabilito il Tribunale Ordinario di Pavia, con la sent. n. 80/2019 del 26.02.2019.
Nel merito della notizia diffusa dalla FP CGIL si evidenziano una serie di elementi che non corrispondono al vero -che sono stati anche comunicati al commissario Cotticelli al quale abbiamo trasmesso una ns. missiva per ristabilire la verità -, tra i quali:
1) Il regolamento attuativo della legge 24/2008 vigente (fino ad eventuale sua modifica sperata da taluni soggetti) non indica l’utilizzo di un CCNL specifico (che dovrebbe anche superare il vaglio del profilo di costituzionalità), ma recita chiaramente che deve essere applicato un contratto di “settore” e quello di Anpit lo è;
2) Anche fuorviante per i non addetti ai lavori e totalmente fuori luogo il richiamo alla sentenza 466/2017del TAR Calabria. Infatti lo stesso tribunale interviene per ripristinare le forme contrattuali previste dall’art.4 della legge regionale n.24 del 2008 e non per altro. Il dispositivo in modo testuale recita: “Ne discende che il provvedimento impugnato (regolamento approvato dal decreto n. 81 del 2016 del commissario ad acta) nelle parti in cui prevede che il personale può essere utilizzato mediante qualsiasi forma consentita dall’ordinamento civile e consente l’utilizzo di altre forme contrattuali consentite dall’ordinamento civile deve essere annullato”. Per forme contrattuali si intende la tipologia di rapporto di lavoro e non il CCNL applicato;
3) Scorretto anche il passaggio che indica un’ipotesi di riduzione di diritti irrinunciabili dei lavoratori. Infatti il nostro contratto stabilisce all’art.279 la modalità di esecuzione dell’allineamento contrattuale per i dipendenti provenienti da altro CCNL. Questo proprio per garantire a tali lavoratori tutti i diritti e le tutele che la legge riserva loro in tali casistiche.
“Contrariamente a quanto si afferma, tra l’altro nessuna dichiarazione ufficiale in merito all’applicabilità o meno del CCNL Anpit è stata resa dagli organi indicati. Infatti, il 9 luglio u.s., abbiamo fatto pervenire nota al Dirigente Generale del Dipartimento Tutela della Salute e Politiche Sanitarie della Regione Calabria, a cui è demandata tale competenza in relazione ai requisiti richiesti per accreditamento, ed in copia anche alla FP CGIL ed al commissario straordinario dell’ASP di Cosenza, con la quale evidenziavamo la legittimità dell’applicazione del Ns. CCNL Case di Cura nella vicenda in oggetto e ns. totale disponibilità ad un confronto. Mai nessuno ha tecnicamente riscontrato la missiva dimostrando l’infondatezza delle nostre deduzioni proprio perchè incontestabili. Si è scelta la linea populista dei comunicati stampa, atti unilaterali privi di contenuti tecnici, ma solo pregni di argomentazioni arroganti”.
“Ci chiediamo come si concilia la tutela e difesa del lavoro paventata dalla FP CGIL, con la richiesta formalizzata di revoca dell’accreditamento, che certamente avrebbe fatto perdere oltre 150 posti di lavoro. Certamente tale procedura non sarebbe mai stata possibile per l’applicazione del NS. CCNL, assolutamente legittimo ed incontestabile.
Quanto accaduto ci riporta un pò indietro nel tempo. Ricordiamo con dispiacere anche un altro tentativo che la CGIL ha condotto in precedenza sempre in Calabria e nel settore della Sanità poi miseramente fallito, nell’occasione, attraverso comunicazioni intimidatorie miranti alla revoca di autorizzazioni ricevute da una nostra azienda associata, nel tentativo di farla rinunciare all’applicazione di un CCNL sottoscritto da ANPIT per la Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA), sempre accreditata e convenzionata. Le denunce della CGIL, del tutto infondate, riportate a vari organi (Presidente Regione Calabria, Dipartimento della Tutela della Salute della regione Calabria, ASP, Prefetture, Ispettorato Nazionale del Lavoro ecc.) hanno avuto SOLO grande risalto e clamore mediatico tanto che si sono concluse con verbale positivo dell’INL, contestualizzandone una piena regolarità e legittimità di applicazione”.
“Il sistema, ormai consolidato da parte della Cgil(o di sue strutture di categoria), ma anche di altre OO.SS., si è ripetuto con le stesse modalità durante il recente lockdown. In un momento veramente tragico in cui tante imprese riflettevano sulle strategie utili per far sopravvivere la loro attività o che pensavano addirittura di non essere più in grado di riaprire, facevano pervenire alle stesse delle vergognose intimazioni a non applicare CCNL sottoscritti da Anpit affermando, con asserzioni che rasentano il ridicolo, che in caso contrario avrebbero proceduto con l’inoltro di denunce agli organi preposti per far decadere (sentite, sentite) il diritto dei lavoratori alla cassa integrazione. Niente di tutto ciò è avvenuto, tutti i lavoratori a cui viene applicato un nostro CCNL hanno regolarmente ricevuto la CIG. Per di più Anpit ha sottoscritto gli accordi quadro per l’accesso alla cassa integrazione in deroga in 17 regioni su 20. Anche questo tentativo purtroppo per queste sigle sindacali, però per il bene dei lavoratori (…anche loro iscritti) è miseramente fallito. Ci sarebbe tanto altro da dire, magari qualche azienda non applicherà un CCNL Anpit per altre ragioni, che non riguardano certamente il nostro operato, ma pensiamo possa bastare quanto scritto perché i lettori e gli addetti ai lavori si facciamo il vero quadro della situazione”.
