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Omicidio Lupin: il sopralluogo non chiarisce tutti i dubbi

COSENZA – Sulla scena del crimine. I giudici della Corte d’Assise di Cosenza, presieduta da Antonia Gallo, i pm Salvatore Di Maio e Giuseppe Visconti, unitamente agli avvocati della difesa e di parte civile, hanno lasciato l’aula del tribunale bruzio, dove si sta celebrando il processo

per l’omicidio di Lupin, e si sono spostati sul luogo del delitto, per ricostruire il fatto di sangue. Un sopralluogo, sullo stile di Csi, per far “parlare” la scena del crimine. Un sopralluogo sulla scena del crimine. Teatro della location è stata la località Pietramarine di Acri, dove il 28 settembre di quattro anni fa, Natale Sposato detto Lupin venne ammazzato a fucilate. Il killer, secondo gli accertamenti investigativi effettuati dai Ris e dai carabinieri della Compagnia di Rende, attese la vittima davanti alla porta della casa dei genitori, dove Lupin viveva, e lo “fulminò” con due scariche di pallettoni. La mano omicida, fu armata, forse per vendicare l’affronto di un litigio. Secondo i due pm, titolari dell’inchiesta, a premere il grilletto fu l’impiegato comunale Ferdinando Gencarelli, esasperato per i continui furti da parte del suo vicino di casa (i poderi di Gencarelli e degli Sposato sono confinanti). Ferdinando Gencarelli, da oltre due anni è in carcere e dagli atti processuali risulta essere l’unico imputato. A decidere di effettuare il sopralluogo sulla scena del delitto è stata la stessa Corte d’Assise che, lo scorso 6 novembre, quando al termine dell’udienza, aveva disposto il sopralluogo. Il giudice Antonia Gallo, come detto presidente della Corte d’Assise, ha voluto vedere di persona i luoghi di cui ha sentito parlare nel corso di questo controverso processo, caratterizzato da una curiosa forma di omertà da parte di quasi tutti i testimoni. A cominciare dai genitori della vittima, che raccontarono ai carabinieri di aver visto Gencarelli sparare al figlio soltanto un anno e mezzo dopo il fatto; e che quando la sera del delitto chiamarono il pronto soccorso dissero che il loro figlio era caduto, non raccontando, invcece, che era stato sparato. Le fotografie agli atti del fascicolo dibattimentale, poi, non sono, state ritenute abbastanza chiare. E così, prima di emettere una sentenza, la Corte ha voluto vedere con i propri occhi. Dopo un’accurata visita all’interno della casa attualmente disabitata, al cui interno Lupin esalò l’ultimo respiro, la Corte ha voluto fare una perlustrazione all’esterno, fu lì che la vittima vene sparata, dove non ci sono illuminazioni. Quindi sono state fatte alcune prove per verificare la visibilità. La madre della vittima, durante l’incidente probatorio (in questi mesi non è stato possibile sentirne la testimonianza in aula a causa delle precarie condizioni di saute) dichiarò di aver sentito gli spari e di aver visto un’ombra nella quale ha poi riconosciuto l’imputato. Le simulazioni eseguite ieri sono servite a verificare il grado di visibilità: non molta, in effetti, visto che all’esterno non ci sono illuminazioni. Il punto in questione è una zona di campagna, lontana dal centro abitato. Il sopralluogo potrebbe non essere finito. Entro la giornata di oggi la Corte deciderà il da farsi e fisserà la pros- sima udienza. Tra le stranezze del processo oer l’omicidio di Lupin, spiccano tanti pezzi di maoico ancora sparpagliati. Un ventaglio di depistaggi e fughe di notizie, così intricate da far sembrare il delitto tratto dalla trama di uno di quei delitti che, nemmeno il più sosfisticato fra i giallisti sarebbe riuscito a confezionare. Proprio per questi tanti,m troppo depistaggi, le indagini sono andate a rilento, tanto da costringere il pm a mettere in piedi una squadra di investigatori sceltissimi che rispondessero soltanto a lui. 

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