Il testo ha a che fare con la ‘ndrangheta, la religione, l’istituzione familiare ingabbiante. Il dentro e il fuori. Con gli occhi di un ragazzo cresciuto ma rimasto ad allora
COSENZA – Oggi alle ore 18, presso la Casa di Quartiere in via Galeazzo di Tarsia nel centro storico di Cosenza, andrà in scena “Avemmaria”: spaccato drammaturgico di una terra, la Calabria, la nostra terra, guardata senza l’allarmismo da cronaca nera con il quale si è soliti parlarne. Nemmeno il piagnisteo da tragedia, né la rassegnazione manifestata da vittime. Uno sguardo e una voce cruda, affettuosa e violenta, dire senza mostrare o dimostrare, come il teatro sa fare. E gli effetti di poteri forti, visibili e invisibili, che stritolano genti e attitudini.
L’attore carne non per rappresentazione, nemmeno per espiazione catartica, piuttosto fautore d’un contatto bilaterale con il pubblico, senza nessuno scopo previsto se non quello autenticamente teatrale e quindi identitario, comunitario. La folla che si specchia in qualcosa che la rappresenta e si tiene occultato. Per mezzo di qualcuno che si sacrifica. Il testo ha a che fare con la ‘ndrangheta, la religione, l’istituzione familiare ingabbiante. Il dentro e il fuori. Con gli occhi di un ragazzo cresciuto ma rimasto ad allora, a quando è stato ‘messo in mezzo’, a quando si è accorto che fuori non era come imparato a casa e in parrocchia… e fuori è una terra meravigliosa e crudele, arcaica e cavernosa, madre e matrigna. Dove tutto è già stabilito. Prima di metterci piede.

