L’operazione dei carabinieri è scattata alle prime luci di oggi. Nel mirino soggetti appartenenti e fiancheggiatori della cosca Iozzo-Chiefari
CATANZARO – I Carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro, con il supporto dello Squadrone eliportato Carabinieri cacciatori e dell’ottavo Nucleo elicotteri, stanno conducendo dalle prime ore di oggi un’operazione per l’esecuzione di 17 ordinanze di custodia cautelare in carcere. I soggetti coinvolti nell’operazione sono accusati di appartenere o essere fiancheggiatori della cosca di ‘ndrangheta ‘Iozzo-Chiefari’, radicata in particolare nei comuni di Torre di Ruggero e Chiaravalle Centrale. Con il provvedimento cautelare, emesso dal gip di Catanzaro su richiesta della Direzione distrettuale antimafia diretta dal procuratore Nicola Gratteri, vengono contestati tra gli altri i reati di associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, omicidio, estorsione e detenzione illegale di armi.
L’operazione è stata ribattezzata “Orthrus”, il cane a due teste della mitologia, figlio di Tifone ed Echidna e fratello di Cerbero ed il riferimento è legato al fatto che in carcere – tra gli altri – sono finite le due presunte “teste” principali del clan, ovvero Antonio Chiefari e Mario Iozzo. Gli investigatori ritengono anche di aver fatto luce su un duplice omicidio, quello di Giuliano Cortese, un ex sorvegliato speciale, e della compagna ucraina, Inna Abramovia, uccisi a Chiaravalle il 27 aprile del 2009. I due erano stati freddati davanti alla scuola materna dove la coppia aveva lasciato le due figlie piccole. Mentre si stavano allontanando a bordo di un’auto, furono affiancati da un’altra vettura dalla quale furono sparati numerosi colpi di pistola.
Tre arrestati devono rispondere del duplice omicidio
Dell’assassinio di Giulio Cortese, e della convivente Inna Abramova, devono rispondere tre delle persone arrestate. Il delitto viene contestato a Mario, Giuseppe Gregorio e Luciano Iozzo accusati di aver ucciso a colpi d’arma da fuoco in località “Foresta” intorno alle 8,15 mentre la coppia a bordo di una Fiat Brava, si allontanava dalla scuola materna nella quale aveva lasciato le loro figlie.
All’origine del fatto di sangue, la faida fra gli Iozzo e la famiglia Chiefari, a cui Cortese, secondo gli inquirenti, era vicino. A Mario Iozzo e al fratello Giuseppe Gregorio viene attribuito anche il tentato omicidio di Graziano Allegrotti, avvenuto, sempre a Chiaravalle Centrale, il 9 gennaio 2005, intorno alle 20,30. La vittima designata avvenne su una strada tra Petrizzi e Chiaravalle. L’uomo era sceso dalla vettura su cui viaggiava, un’Alfa Romeo 156 e, nel farvi ritorno, fu colpito alla gamba sinistra e poi a quella destra. Ciononostante riuscì a mettersi alla guida del mezzo per andare in ospedale. La vittima non offrì elementi utili alle indagini.
L’operazione di oggi, trae origine da un’indagine del Nucleo investigativo di Catanzaro, diretta dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, dagli aggiunti Vincenzo Capomolla e Vincenzo Luberto e dal pm Debora Rizza. In questi 3 anni di attività, gli investigatori ritengono di avere documentato l’operatività della cosca Iozzo-Chiefari, con particolare riferimento al territorio di Torre di Ruggiero, Chiaravalle Centrale, Cardinale e aree limitrofe. I componenti della cosca avevano la disponibilità di numerose armi, anche da guerra, e avevano generato nella popolazione locale uno stato di soggezione con conseguenti manifestazioni di omertà e accondiscendenza. In particolare il sodalizio, secondo l’accusa, controllava attività imprenditoriali e commerciali nei settori dell’edilizia, del movimento terra e del commercio all’ingrosso di legname, i subappalti connessi con la realizzazione di opere pubbliche anche di rilevante entità come la cosiddetta “Trasversale delle Serre“, nonché interessi connessi con attività commerciali anche in occasione della festa patronale di uno dei paesi. Altra fonte di proventi illeciti era la gestione di una piazza di spaccio di marijuana e cocaina.
Tra gli episodi estorsivi, l’incendio di un escavatore utilizzato nella costruzione della Trasversale delle Serre, che risale al lontano ottobre del 2008. Inoltre dagli accertamenti gli indagati sono ritenuti responsabili anche di una piantagione di marijuana, scoperta sempre a Chiaravalle a settembre del 2017 e di un sequestro d’armi e droga avvenuto a marzo dello stesso anno.
Scoperto un deposito di armi
Mitra, tra cui due kalashnikov, pistole ed una bomba di tipo rudimentale. Armi e ordigno sono stati sequestrati dai militari per essere sottoposti a perizia balistica. I carabinieri hanno scoperto il deposito di armi in un locale a Chiaravalle Centrale che era nella disponibilità di una delle persone coinvolte nell’operazione.
Il boss che portò la statua Madonna in occasione festa patronale
Ricorre spesso in Calabria questo accostamento tra le statue religiosi e gli ‘ndranghetisti e anche in questa operazione è stato accertato come uno degli esponenti di vertice della cosca Iozzo-Chiefari, è stato tra i “portatori” della statua della Madonna delle Grazie nel corso della processione dell’annuale festa, l’evento religioso più sentito dalla comunità di Torre di Ruggiero e meta di molti fedeli e turisti.
L’episodio è stato reso noto dal comandante provinciale del Reparto operativo dei Carabinieri, il tenente colonnello Giuseppe Carubia. In un video diffuso dai militari dell’Arma, si vede infatti Antonio Chiefari, ritenuto dagli inquirenti il reggente dell’omonimo clan ‘ndranghetista, portare in spalla il simulacro della Madonna delle Grazie nella processione svolta a Torre di Ruggiero nel corso della festa del 9 settembre 2017. “L’episodio – ha spiegato il tenente colonnello Carubia – rientra nella tradizionale iconografia della ‘ndrangheta, testa alla ricerca di visibilità e riconoscimento sociale”.
I nomi dei 17 destinatari delle ordinanze di custodia cautelare in carcere
Marco Catricalà
Antonio Chiefari
Vito Chiefari
Alexandr Daniel
Damiano Fabiano
Antonio Gullà
Mario Iozzo
Luciano Iozzo
Giuseppe Giovanni Iozzo
Giuseppe Gregorio Iozzo
Raffaele Iozzo
Andrea Maida
Antonio Maiolo
Giuseppe Marco Marchese
Antonio Rei
Salvatore Russo
Marco Sasso.
Un’altra persona, della quale non sono state rese note le generalità, è stata poi arrestata in flagranza di reato questa mattina dai carabinieri impegnati nell’operazione perché ha provato a disfarsi di sostanza stupefacente alla vista dei militari dell’Arma.
