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Qual è la migliore soluzione tra PAC e Fondi pensione?

Al giorno d’oggi è obbligatorio ricorrere alla previdenza complementare, perché il sistema pensionistico nostrano non è stato al passo con l’evoluzione di un Paese vecchio e che ora ha difficoltà con pensioni insufficienti, peraltro a rischio. Prima di sottoscrivere fondi pensione (o PAC) c’è bisogno di valutare una serie di elementi. Molto attentamente.

 

Il nostro sistema pensionistico si basa sul principio della ripartizione, che prevede l’utilizzazione dei contributi che i lavoratori versano come mezzo usato per pagare gli attuali pensionati. Ciò dipende dal fatto che il flusso di entrate, o versamenti contributivi, è compensato con le pensioni erogate, cioè le uscite. Ma questo equilibrio è stato spezzato da una serie di varianti: l’aspettativa di vita allungata, l’invecchiamento della popolazione, decremento della situazione economica, riduzione delle entrate contributive. In vent’anni circa si è cercato di trovare rimedio ad un sistema vecchio e sulla via del fallimento, con riforme strutturali come l’innalzamento dell’età e del numero degli anni lavorativi per il raggiungimento della pensione, oppure il calcolo della pensione su base contributiva per cui l’importo percepito varia in base ai contributi versati e non più rispetto agli ultimi redditi ed infine la rivalutazione della pensione unicamente sulla base dell’inflazione.

A causa di difetti strutturali interni alle stesse riforme, è chiaro che le future pensioni, in prospettiva, saranno più basse per cui, anche quasi per necessità, al fianco della previdenza pubblica ne è nata una definita integrativa, poiché consente di mettere da parte dei risparmi per una pensione aggiuntiva rispetto a quella classica erogata dall’INPS, o anche dall’INPDAP. Con il termine di previdenza complementare si fa riferimento alla concreta possibilità di mettere i propri risparmi o i versamenti del TFR in un fondo pensionistico individuale, altrimenti detto PIP. Queste forme di investimento sfruttano alcuni vantaggi, tanto fiscali quanto successori. In alcuni casi, se si rispettano determinati requisiti, è possibile chiedere un riscatto anticipato. Specificamente, nel caso dei PIP, il riscatto anticipato della pensione complementare pari al 100% di quanto maturato è richiedibile in solo tre situazioni dovute a: inoccupazione uguale o superiore ad un biennio; invalidità permanente e decesso del contraente. Invece non si può chiedere il riscatto nei cinque anni precedenti alla data in cui matura la pensione: in questo caso si può chiedere esclusivamente un solo anticipo della prestazione pensionistica.

Difatti, sempre più spesso, è necessario interrompere o riscattare i propri risparmi. Qui entra in gioco la pensione complementare, se tutto va come deve, ma in caso di inconvenienti, con fondi pensione o PIP, vi sono regole determinate per le riscossioni anticipate, mentre su questo fronte soluzioni più flessibili come i Piani di Accumulo (PAC) potrebbero risolvere in breve tempo la situazione. Con questi è possibile investire il proprio capitale anche con versamenti periodici in fondi comuni o ETF. Parliamo di investimenti efficienti perché consentono la diversificazione ed il contenimento dei fattori di rischio grazie all’acquisizione periodica di quote, e la possibilità di disinvestire in ogni momento. Per far fronte alla volatilità dei mercati finanziari, è conveniente avere un portafoglio flessibile ed in linea con le proprie caratteristiche, per ottenere buoni rendimenti nel lungo periodo. Le forme pensionistiche complementari rimangono una buona pianificazione d’investimento per il futuro, anche se l’incertezza degli ultimi tempi rende gli investimenti finanziari più flessibili un’ottima a alternativa per ogni esigenza ed ogni imprevisto.

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