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Caso Morra, Forza Italia non molla: “nuova interpellanza al Ministro della giustizia”

I deputati di Forza Italia, Jole Santelli, Giorgio Mulè e Roberto Occhiuto hanno reso noto di avere presentato “un’ulteriore” interpellanza al Ministro della Giustizia sulla vicenda delle intercettazioni abusive che riguardano il Senatore 5 Stelle Nicola Morra e il comportamento dell’aggiunto Manzini

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COSENZA – Forza Italia torna alla carica sul caso “Morragate”. Non ci stanno i deputati azzurri che continuano a nutrire dubbi sul comportamento del senatore Morra e dell’aggiunto Manzini, nonostante il sottosegretario alla Giustizia, Vittorio Ferraresi, abbia comunicato in aula alla Camera che il Comando generale della Guardia di Finanza non ha ravvisato elementi suscettibili di valutazione in ambito disciplinare e neppure ostativi all’impiego, presso la segreteria del presidente, della commissione parlamentare bicamerale Antimafia. Anche per quanto riguarda la Manzini, Ferraresi ha risposto dichiarando che dal Procuratore generale della Corte d’appello di Catanzaro, in ordine allo sviluppo dell’indagine giudiziaria in esame, emerge l’assoluta correttezza e regolarità delle procedure seguite dal magistrato Manzini.

La nuova interrogazione al Ministro

I deputati di Forza Italia, Jole Santelli, Giorgio Mulè  e Roberto Occhiuto hanno reso noto di aver presentato un’ ulteriore interpellanza al Ministro della Giustizia sulla vicenda delle intercettazioni abusive registrate dal senatore Nicola Morra, a casa sua, con soggetti indagati, e trasmesse a esponenti delle forze dell’ordine e della magistratura divenuti poi consulenti dello stesso Morra in commissione antimafia.
“In data 5 luglio 2019 – si legge nell’interpellanza – il Governo per voce del Sottosegretario di Stato del Ministero della Giustizia, On. Vittorio Ferraresi, ha risposto all’interpellanza n. 2-00433 presentata dalla deputata Jole Santelli ed illustrata dall’On. Giorgio Mulè in relazione al comportamento della Dottoressa Marisa Manzini, all’epoca dei fatti Procuratore aggiunto di Cosenza ed oggi consulente della Commissione Antimafia, e del Senatore Nicola Morra, Presidente protempore della Commissione Antimafia. Il Sottosegretario Ferraresi sulla base della risposta fornita dal Procuratore Generale  presso la Corte d’Appello di Catanzaro, Dott. Otello Lupacchini, ha valutato corretto il comportamento della Dottoressa Manzini, addebitando a mera casualità la straordinarietà degli orari e la circostanza che la stessa Manzini fosse p.m. di turno”.
“Tale circostanza – scrivono i deputati – è smentita dalle dichiarazioni del teste Ing. Gustavo Coscarella, già candidato a Sindaco di Cosenza per il M5S e presente alla conversazione intercettata, il quale aveva dichiarato alla Polizia Giudiziaria, in sede di raccolta di sommarie informazioni, che prima della consegna alla stessa Polizia giudiziaria del DVD ROM, il Sen. Morra gli avrebbe riferito <<aver  parlato con la D.ssa Manzini (…)>>, alla quale aveva già in precedenza rappresentato accadimenti processuali, per esporgli le circostanze oggetto di discussione con il Cirò “nel corso della conversazione oggetto di intercettazione ambientale da parte del medesimo senatore Morra;
il rapporto ‘privilegiato’ fra la stessa Dottoressa Manzini ed il Senatore Morra è confermato – proseguono Santelli, Mule e Roberto Occhiuto – dalla circostanza che nel caso di altro esposto presentato dal medesimo senatore, sempre contro il Comune di Cosenza ed il Sindaco Mario Occhiuto, la denuncia risulta presentata personalmente da Morra presso la cancelleria della dottoressa Manzini al Dott. Roberto Tuscolano, all’epoca dei fatti addetto alla segreteria del Procuratore aggiunto, e non all’ufficio ricezione atti e denunce”.
I parlamentari chiedono – conclude la nota – quanti degli esposti e denunce presentati dal Senatore Morra sono stati attribuiti alla Dottoressa Manzini e se sia stato in questi casi seguito il criterio di attribuzione tabellare previsto dalla procura della Repubblica.  Se alla luce dei fatti esposti, il Ministro non intenda approfondire la vicenda in oggetto riconsiderando la posizione della Dottoressa Manzini ai fini disciplinari e se, in caso contrario, ciò non significhi che ciascuno possa scegliere il proprio p.m. e questa possa diventare una prassi nelle procure presso le procure dei tribunali della Repubblica Italiana.
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