COSENZA – Remake di un omicidio. Non è il titolo di un giallo carico di suspence, la trama di questo racconto è legata ad un vero fatto di sangue. Quello versato da Natale Sposato, di Acri, meglio noto come
Lupin, freddato con due colpi di fucile la notte del 26 settembre del 2008. A fare fuoco contro Sposato, secondo gli accertamenti investigativi dei carabinieri e le determinazioni della procura, è stato Gino Gencarelli, impiegato comunale, anche lui di Acri, finito sotto processo. La fase dibattimentale che si sta tenendo davanti la corte d’Assise di Cosenza, presieduta da Antonia Gallo e con a latere Vincenzo Lo Feudo, è ad un punto fermo. Troppe omissioni, troppi non ricordo, altrettanti non so, rilasciati dai testimoni che sono sfilati in tribunale. Per mettere fine a questo puzzle scompaginato di versioni contrastanti e tasselli mancanti, il presidente della Corte d’Assise ha deciso che il prossimo 20 novembre: accusa, difesa, parte civile, carabinieri e testimoni, si ritroveranno a contrada Pietremarine per ricostruire l’omicidio. L’unico imputato per quel fatto di sangue è, come detto, l’impiegato comunale, finito nei guai per le dichiarazioni, postume al delitto, fornite dalla madre della vittima che, dopo aver aspettato un anno dalla morte di suo figlio, si è presentata dai carabinieri per dare un nome ed un volto del killer del suo Natale. La donna raccontò agli inquirenti che di quella tragica sera ricordava tutto. Era seduta sul divano e sentì nitidamente due colpi ravvicinati d’arma da fuoco. Affacciatasi alla finestra avrebbe visto l’imputato, tra l’altro suo parente, camminare con un fucile tra le mani. La vittima, centrata dai colpi, cercò di entrare in casa per chiedere aiuto, ma le sue urla gli rimasero strozzate in gola. Infatti cadde privo di vita a terra, in una pozza di sangue.
