Il 25 febbraio scorso la vittima chiama i carabinieri denunciando il marito che l’avrebbe sequestrata. Ieri in aula davanti al giudice spiega che voleva solo spaventarlo per farlo smettere di essere troppo geloso. Nel frattempo rimette la querela
COSENZA – Sono quelle storie in cui si capisce al volo che c’è, sì, del malessere, legato ad un rapporto profondo di amore possessivo, nonostante un fidanzamento ed un matrimonio che hanno unito la coppia per 23 lunghi anni. Alla base una gelosia dell’imputato 41enne, che non conosce limiti, nei confronti della moglie 37enne e che troppo spesso scaturisce in litigi e discussioni dove, per come dichiarato dalla stessa moglie sfociano spesso a suon di schiaffi da entrambi le parti. Poi lei va via, scappa da casa, ritorna dal marito, poi scappa di nuovo, lo querela e poi però, il troppo amore la riconduce sempre da lui. Questo è quanto emerso dalla prima udienza tenutasi ieri davanti al giudice monocratico De Vuono presso il Tribunale di Cosenza. La difesa del 41enne, rappresentata dall’avvocato Chiara Penna ha chiesto per conto del proprio assistito il giudizio abbreviato condizionato alle nuove prove acquisite dal giudice: la testimonianza della parte offesa, i messaggi che quest’ultima ha inviato al marito dopo i fatti e la querela presentata dal 41enne nei confronti della moglie.
LA MOGLIE RIMETTE LA QUERELA NEI CONFRONTI DEL MARITO
Questa mattina la 37enne si è recata davanti all’ufficiale di polizia giudiziaria per ritirare la querela contro il marito dichiarando che al momento dei fatti era stata colta da un momento di rabbia dopo un litigio molto acceso con il marito. Spiega anche che chiamando i carabinieri non pensava che avrebbe fatto arrestare il marito perchè di fatto non l’aveva sequestrata in quanto voleva solo mettergli paura. La donna sottolinea come non sia stata costretta da nessuno a ritirare la querela e che soprattutto non ha paura del marito.
LA TESTIMONIANZA RESA IN AULA
In sintesi le dichiarazioni presentate alle forze dell’ordine per il ritiro della querela sono state ampiamente dibattute in udienza nella giornata di ieri. In aula la 37enne ha risposto alle domande della difesa, dell’accusa e del giudice ammettendo di avere chiamato i carabinieri per mettergli paura perchè è troppo geloso e sono tanti i litigi tra i due.
«Quella mattina ho chiamato i carabinieri perchè mio marito era andato a firmare e mi ha chiuso in casa per dieci – quindici minuti. Prima di questo fatto avevamo avuto una lite di gelosia ed altre cose – dichiara la 37enne, moglie dell’imputato, teste della difesa di quest’ultimo che ha chiesto se il marito l’avesse fatto di proposito. «Non mi ha chiuso di proposito, io avevo anche il cellulare. Ho chiamato perché ero impaurita che magari non potevo uscire».
Il giudice De Vuono chiede alla teste la motivazione del perché non avesse chiamato il marito, considerato che era in possesso del cellulare. «Non l’ho chiamato perché avevamo litigato. Litighiamo spesso per gelosia». «Con mio marito stiamo insieme da tanti anni. Ci litigavamo sempre per gelosia: è possessivo». La difesa dell’imputato chiede come mai nelle querele presentate alle forze dell’ordine nel 2016 e nel 2017 parla di maltrattamenti subiti: «Mi alzava le mani ma anche io. Ogni volta che sporgevo denuncia e andavo via di casa, poi tornavo da mio marito spontaneamente perché ci voglio bene, stiamo insieme da tanto tempo e tornavo sempre.
I maltrattamenti erano discussioni …poi sono un carattere pure impulsivo e me ne andavo sempre . Poi però tornavamo sempre insieme dopo un po’ di tempo, non perché lui mi convinceva, ma perché io tornavo sempre a casa».
L’APPARTAMENTO, LE CHIAVI E I MESSAGGI INVIATI AL MARITO
«L’appartamento è in affitto a nome mio e il proprietario di casa ha consegnato due mazzi di chiave a me di cui uno a mio marito – dichiara la 37enne». E in riferimento ai messaggi inviati dopo l’arresto: «Ho inviato degli sms sul cellulare a mio marito, in questi giorni, anche se era sottoposto ai domiciliari e non poteva rispondere». In alcuni dei messaggi del 2 marzo 2019 inviati dalla moglie al marito si legge “Mario, ma insomma come ci dobbiamo aggiustare?”, “ma che non ti ho fatto arrestare io”, “io non ti ho fatto arrestare io, loro sono venuti che li ho chiamati io”, “siamo dovuti arrivare a questo punto per la gelosia”, “sempre per colpa tua e della gelosia”, “non glielo ho detto io, non ti voglio fare del male” “io voglio stare solo con te”, “non volevo farti del male, ti aiuto io”
La teste ribadendo alla difesa di avere scritto lei i messaggi aggiunge: «Voglio bene a mio marito e voglio salvare il mio matrimonio perché sono 23 anni che stiamo insieme. Quando l’ho querelato come l’ultima volta ho agito d’impulso. Ho un carattere un po’ così. Io voglio ritirare anche la querela perché voglio bene a mio marito».
L’accusa contro esamina il teste chiedendole perchè in uno dei messaggi gli scrive “ti aiuto io”: “Nei messaggi lei dice disperatamente non ti ho fatto arrestare io. Alla fine dice ti aiuto io. Come pensava di aiutare suo marito?”: “Cerco di aiutarlo con questa testimonianza“. Il pubblico ministero chiede insistentemente la paura che il teste avrebbe nell’incontrare suo marito per come riportato nel verbale di denuncia del 25 febbraio, giorno dell’arresto “ho paura che dopo l’episodio di questa mattina la mia vita sia condizionata e ho paura di incontrarlo anche se la mia storia con lui è finita, perché lo stesso possa farmi del male ovvero di uccidermi”. Ma la 37enne smentisce la dichiarazione «Veramente questa cosa non l’ho detta io, come l’avete detta voi non l’ho detta io. Magari di avere paura si, che mi poteva fare qualcosa perché delle volte mi tira degli schiaffi, né calci e né pugni, ma anche io alzo le mani. Ci siamo offesi entrambi. Lui mi offendeva per la gelosia che lo potevo tradire. Che ero una poco di buono».
«Avevo già sporto querele – continua la teste – ma non ci sono mai stati processi. Non ricordo se ho ritirato delle querele. E’ la prima volta che vengo in aula. Il 16 maggio 2017 avevo sporto querela ed ero ospite al centro Roberta Lanzino: mi ero allontanata da casa sempre perché litigavamo. Poi dopo dieci giorni, mi sembra, mene sono tornata a casa (la querela è stata poi rimessa, ndc). Nel periodo che stavamo insieme c’erano dei giorni che si comportava bene e dei giorni che non si comportava bene. Lui soffre di una patologia e prende anche dei farmaci. Delle volte magari era un po’ più aggressivo a parole, magari che uscivo sola io, dove andavo, se mi fossi messa con qualcuno. Per aggressivo intendo questo perché me lo diceva in modi un po’…. Che avevo l’amante e che mi controllava il telefono. Io posso uscire da sola: per fare la spesa, per andare a trovare mia madre, le mie sorelle. Per il resto stiamo sempre insieme. Quando ero libera uscivo. Per fare la spesa io facevo dei lavoretti in nero e la spesa la compravo io con i soldi miei, ma mio marito ha i soldi perché ha la pensione.
Per un periodo sono stata da mia madre – continua la 37enne – poi sono ritornata da lui pensando che fosse cambiato sulla questione gelosia. Mi diceva che ero solo sua e non potevo rifarmi un’altra vita, con un altro uomo, perché io gli dicevo sempre che lo lasciavo.
Nell’ultimo episodio della lite, che poi ho chiamato i carabinieri – conclude la teste – le motivazioni erano sempre uguali perché ci litigavamo sempre giorni prima. Poi gli ho detto chiamo i carabinieri. Nel litigio ci siamo alzati le mani. Schiaffi ed io gli avevo rotto anche la collana. Quando è uscito per andare a firmare ha detto che chiudeva la porta. Io ero ancora in pigiama. Lui è uscito ed io ho chiamato i carabinieri per fargli avere un po’ di paura e sta più calmo con me.
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