Ad un anno dalla morte improvvisa di Francesco Mossuto, la famiglia si affida ad un legale per accertare vi siano responsabilità mediche. L’uomo, 49 anni nei giorni precedenti la morte si recò più volte presso il Pronto Soccorso del nosocomio bruzio
COSENZA – Dopo un anno dall’’improvvisa scomparsa di Francesco Mossuto – giovane e stimato sottufficiale della Polizia Municipale del Comune di Cosenza – avvenuta alla fine di gennaio di quest’anno all’età di 49 anni – la famiglia ha investito della vicenda la magistratura per fare chiarezza. Il legale di fiducia, l’avvocato Massimiliano Coppa esperto in colpa medica tramite indagini peritali avrebbe riscontrato una gravissima imperizia dei medici. La denuncia sarebbe stata depositata dopo che l’ente sanitario non avrebbe dato nessun riscontro alle richieste della famiglia, ovvero ci sarebbe stato il rifiuto a qualsiasi confronto.
E’ trascorso un anno dal decesso improvviso di Francesco Mossuto, stimato sottufficiale della Polizia Municipale del Comune di Cosenza. Secondo il voluminoso dossier medico legale e specialistico firmato dal dottore Berardo Cavalcanti e dal professore Francesco Alessandrini noto cardiochirurgo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma – Policlinico Gemelli, sarebbero altamente difettuali le condotte dei sanitari dell’Ospedale di Cosenza. Ad oggi nessun riscontro sarebbe pervenuto dai vertici dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza dietro richiesta della famiglia per l’accertamento delle cause che repentinamente condussero a morte il sottufficiale della Polizia Locale Mossuto che, pur essendosi rivolto più volte al Pronto Soccorso dell’Ospedale Bruzio, venne reiteratamente dimesso fino al suo decesso avvenuto il 29.01.2018.
Queste le circostanze che hanno indotto i familiari a richiedere l’intervento della magistratura per il tramite del loro legale di fiducia l’avvocato Massimiliano Coppa – penalista esperto in colpa medica – il quale ha già sollecitato ogni più opportuno accertamento giudiziario previsto a termine di norma.
IL FATTO
Il giovane vigile si era rivolto più volte al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Cosenza, perché giunto con un battito acceleratissimo (140b/m) e perché vittima di malore cardiaco notturno, da dove – invece – era stato più volte dimesso secondo il racconto dei familiari con varie ed incerte diagnosi e superficiali indagini neurologiche senza verificare le condizioni cardiocircolatorie del paziente, anche se più volte evidenziate e riferite ai sanitari dal sottufficiale e dai suoi familiari. Il poliziotto fu immediatamente dimesso, sebbene lo stesso avesse evidenziato i pregressi disturbi di patologie che, solo da qualche tempo, lo affliggevano.
A seguito di una capillare attività specialistica e difensiva, si è giunti – per il tramite dei consulenti della Famiglia Mossuto – i consulenti nominati ad espletare attività peritali sono estremamente convinti che il giovane vigile poteva e doveva salvarsi, considerati i numerosi accessi e le svariate consulenze effettuate sullo stesso presso un servizio di Pronto Soccorso di uno degli ospedali più grandi del sud.
Una risposta secca ma allo stesso tempo devastante per la Famiglia che mai avrebbe voluto sentire quanto accertato dagli Specialisti medico legali e cardiochirurghi del Policlinico Gemelli.
L’avvocato penalista Massimiliano Coppa
Oggi gli accertamenti specialistici effettuati dal legale della famiglia affermerebbero che la tragedia sociale e familiare che ha colpito la Famiglia Mossuto poteva evitarsi se solo fossero stati applicati correttamente i protocolli previsti dalle buone pratiche medie, volti a scongiurare ogni pericolo di decesso del giovane paziente, ma soprattutto di tutti gli utenti che richiedono il soccorso presso il presidio d’urgenza dove spicca senza tema di smentita il rapporto fiduciario tra il cittadino e la tutela del diritto alla salute.
Il legale della Famiglia avvocato Massimiliano Coppa ha depositato una circostanziata istanza di verifica sulle cause della morte dello sfortunato sottufficiale, chiedendo di scrutinare attentamente il contenuto dei conseguenti obblighi di protezione e controllo che sono veri e propri obblighi giuridici che gravano su vertici e sanitari che – a vario titolo – presero in carico il paziente, identificato quale soggetto debole posto di fronte ad una fonte di pericolo rispetto alla quale il garante ha il dovere di neutralizzare gli eventuali effetti lesivi.
