Tre tentativi di appiccare il fuoco, uno andato a buon fine. Il primo a dicembre 2016. Poi il nulla fino al 4 gennaio scorso. L’ufficio si salva, la casa no
SPEZZANO DELLA SILA (CS) – Prima tentano di incendiare l’ufficio senza riuscirci e poi bruciano l’appartamento ad un agronomo con danni per oltre trentamila euro. La prima intimidazione risale al dicembre 2016. Poi dopo un anno colpiscono ancora e questa volta lasciano il segno. E’ il racconto di un agronomo, un piccolo imprenditore nella rivendita di prodotti per l’agricoltura nonché consulente dell’altopiano silano e della sibaritide. Oggi parla di un evento che gli ha cambiato la vita da più di un anno. Nonostante l’intervento delle forze dell’ordine ancora non si riesce a sbrogliare la matassa e la domanda che ogni giorno suole ripetersi è “cosa ancora deve aspettarsi?” L’imprenditore ha fiducia nella giustizia e negli investigatori che seguono il caso, ma la giustizia è lenta e ha bisogno di risposte per continuare a vivere serenamente.
«Il primo atto doloso risale al dicembre del 2016, metà dicembre – racconta l’agronomo- nella serata verso le nove. E’ stato preso di mira il fabbricato a Spezzano della Sila dove è ubicato l’ufficio, su uno dei lati esterni, la parte alta dove si trovano tutte tavole e il tetto è in legno. Il tentativo di incendio è stato ripreso dalle telecamere, ma non si è riusciti a riconoscere l’attentatore per via del volto coperto. Ha versato una tanica di benzina sotto la finestra dell’ufficio. La struttura sono 300 metri quadrati. Ha appiccato l’incendio sotto la finestra. Fortunatamente ci sono stati pochi danni. Ce ne siamo resi conto solo al mattino. Sono andato a sporgere denuncia. I carabinieri hanno effettuato un sopralluogo e hanno sequestrato i video della sorveglianza».
Dopo un anno una nuova intimidazione
«Ho pensato ad un atto di rabbia di qualcuno verso cui ho esercitato un’azione di recuperato il credito con l’ausilio del tribunale – spiega l’agronomo-. Non tutti pagano la merce e dopo anni si è costretti a ricorrere alla legge per far rispettare un diritto. Il 4 gennaio del 2018 dopo un anno dal primo atto intimidatorio, verso le 9 di sera, suona l’allarme dell’ufficio. Abbiamo pensato al furto. L’allarme scatta quando segnala presenze che varcano porte e finestre. Io e mio fratello abbiamo installato sul telefonino l’avviso dell’allarme e le telecamere che in tempo reale ci mostrano cosa stia succedendo. Quella sera il mio telefono non funzionava. Fortunatamente c’era quello di mio fratello che mi avverte di un incendio. Anche questa volta è andata bene. Questa volta gli attentatori erano in due. Nel momento in cui è partito l’allarme sonoro, si sono dileguati. Dai video si vede chiaramente che hanno rotto il vetro versando circa dieci litri di benzina. Poi hanno introdotto un bastone con un batuffolo di stoffa incendiato. Anche questa volta l’incendio ha prodotto pochissimi danni. I due complici erano morfologicamente ben visibili e identificabili, tranne il volto coperto. Anche in questo caso le immagini sono state a disposizione degli inquirenti».
L’incendio dell’appartamento in Sila
«Ho una casa anche in Sila, a Camigliatello, uno stabile di tre piani. Dopo qualche giorno, mio fratello si reca in Sila perché nello stabile in questione sta ultimando la sua abitazione. Nel passare davanti l’ingresso del mio appartamento, ha notato un colore strano sotto la porta. Ha effettuato un giro di perlustrazione è ha visto una finestra forzata. Guardando dentro ha constatato che dentro era tutto buio, tutto annerito. Lui possiede anche una chiave del mio appartamento ed era evidente che erano presenti chiari segni di un incendio. Questa volta l’incendio ha avuto esito positivo.
Quando è arrivato mio fratello era trascorso già qualche giorno perché io non abito lì – continua a raccontare l’agronomo-. Era già spento tutto. Abbiamo trovato solo i danni, 20 – 30 mila euro. L’impianto elettrico sciolto, i lampadari non esistono più, finestre saltate, divani completamente bruciati, una parte dei termosifoni sciolti. Qui non c’era il sistema di videosorveglianza. L’atto intimidatorio non è stato fatto da sprovveduti perché le finestre sono antisfondamento. Utilizzando un piccone e una leva molto forte, inserita all’interno delle lamelle in acciaio, sono riusciti ad allargare anche se in minima parte, le varie fessure, giusto lo spazio per calare un tubo da cui far scivolare la benzina. Con una finestra rotta, l’intera struttura sarebbe crollata tutta». L’imprenditore ha quasi la certezza che l’incendio dell’abitazione sia accaduto subito dopo quello dell’ufficio. «Il fatto è successo il 4 gennaio e l’abitazione l’abbiamo trovata incendiata il 6, 7 gennaio».
Gli indizi e le indagini
«Non ci sono indizi certi da percorrere, forse un recupero credito mal digerito». Il consulente agrario sottolinea di non aver ricevuto richieste estorsive, ma c’è la certezza di non vivere più tranquillo. «Ad oggi io non so nulla. Come devo arrivarne a capo? Non è ammissibile che nonostante i metodi d’indagine non riescano ad individuare un particolare che faccia risalire agli autori. Io sono stato molto chiaro. Io voglio dare ancora molta fiducia alle forze dell’ordine. Ma cosa devo aspettarmi la prossima volta che cercheranno di intimidirmi ancora? Il mio è un appello affinché la macchina delle giustizia riesca ad individuare presto gli autori di queste intimidazioni. Non escludo che possano ritornare preso ad attaccarmi nuovamente e io non sono in grado di difendermi. Nel frattempo vivo guardandomi attorno»
