Da tre anni non si hanno più notizie dell’operaio in cassaintegrazione, all’epoca 32enne, scomparso da Rota Greca il 26 Maggio 2012.
ROTA GRECA (CS) – Di Patrik quello che resta è la sua BMW Serie 3 ritrovata a Fagnano tra lo svincolo del bar Lo Scoglio di Guardia Piemontese e la strada che porta a San Marco Argentano. Abile meccanico si fatica a credere che abbia abbandonato il mezzo in panne. Parcheggiata con cura sulla statale 283, su sollecitazione del fratello, è stata analizzata ben tre volte dai periti nominati dalla Procura di Paola senza alcun esito. Eppure appare inverosimile che fosse lui in quel sabato di primavera a guidare la berlina nero metallizzato. Il sedile del guidatore risultava essere posto troppo lontano dai pedali per un ragazzo alto solo un metro e sessantacinque. Corporatura esile, occhiali da vista, due tatuaggi, la passione per le donne e per le armi. Mai un problema con la giustizia, mai sorpreso a far uso di stupefacenti.
Patrik è un giovane lavoratore stanco di viaggiare in lungo e largo per l’Italia con la cazzuola in mano nelle trasferte commissionategli dall’impresa edile di Napoli di cui è dipendente. Torna in paese da cassaintegrato e inizia ad organizzarsi per aprire un’officina. Vive con i genitori in casa ed ha, ufficialmente, una fidanzata rumena che quando non lavora a Cerzeto da badante si trasferisce da lui. E’ lei stessa ad ammettere di avergli spaccato il computer, ritrovato in soffitta giorni dopo la sua scomparsa per gelosia. Patrik infatti pare frequentasse altre donne, tra cui un’amica di Piano Lago da cui si recò lo stesso pomeriggio prima di scomparire nel nulla. Sarebbe dovuto andare a farle visita la Domenica, ma aveva inspiegabilmente anticipato l’incontro. Tornato a Rota Greca compra un bidone di vernice e lo consegna al nonno. E’ lui l’ultima persona che vide prima di far perdere le proprie tracce.
Uscendo, con sé Tocci porterà solo patente, chiavi della macchina e bancomat dal quale, come accertato, non venne prelevato neanche un centesimo. Dalle indiscrezioni trapelate dalle bocche cucite di compaesani ed inquirenti sembrerebbe che il giovane operaio fosse molto vicino ad alcuni sodali del clan Muto di Cetraro. Si pensa addirittura che in quei tempi ricoprisse il ruolo di ‘corriere della morte’ trasportando le armi dallo Jonio (Cassano) al Tirreno. Voci di corridoio mai confermate dalle poche intercettazioni raccolte. Qualche giorno prima della sua scomparsa pare avesse litigato con un affiliato ad una cosca del cosentino contrapposta ai Muto. Ma anche in questo caso si tratterebbe di chiacchiericcio da bar cui veridicità resta tutta da dimostrare. Così come l’infamante ‘verità’ che vede il Tocci periodicamente recarsi dai carabinieri a fornire informazioni sulle attività criminali del circondario.
‘’Le autorità dicono che non possono farci sapere nulla – afferma con rabbia il fratello maggiore, Alessio – perché noi potremmo inquinare le prove. E’ assurdo. Non si capisce se sia vittima della criminalità organizzata o se sia andato via da solo. Qui però stava bene. Le ragioni della sua scomparsa non credo vadano ricercate a Modena, Bologna o Napoli dove lui ha lavorato, ma qui nel nostro territorio. Credo che qualcuno abbia voluto eliminarlo, però non so il perché. Dicono che sia stato ucciso in un posto dopo essersi allontanato con un ragazzo e poi il cadavere è stato spostato. Un ubriaco una volta mi ha anche detto che ora vive in Brasile, però non gli ho mai dato credito. Il giorno prima aveva lavato la macchina come se dovesse incontrare qualcuno o andare da qualche parte. Secondo me, sapeva che stava per succedere qualcosa. Tant’è che non volle parlarmi.
Era da giovedì che lo cercavo, dopo due giorni è scomparso. Non credo all’ipotesi del traffico d’armi. Lui aveva due pistole ed un fucile ed andava con degli amici che facevano le guardie ad allenarsi al Poligono, ma non penso affatto che fosse un trafficante questo è un paese di gente umile. Escludo anche l’ipotesi del delitto passionale, mio fratello era troppo attento per incappare in qualche marito geloso. Credo invece che sia stato ucciso dalla ‘ndrangheta. Se fosse vivo credo avrebbe telefonato almeno a mia madre. Troppe persone hanno fatto finta di starmi vicino e sono convinto che sappiano e non parlino. Quello che mi chiedo è se lo Stato dipende dalla ‘ndrangheta o se gli inquirenti hanno paura dei clan”. Il caso non è stato ancora archiviato. Non è da escludere che futuro qualche collaboratore di giustizia possa rivelare il mistero della scomparsa di Patrik Tocci. La domanda che intanto continua a riecheggiare tra le mura di Rota Greca resta uguale: vittima di lupara bianca o uccel di bosco per sfuggirvi?
