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La cena di Natale nel carcere di Cosenza. L’assenza dello Stato e la forza dell’Antistato

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Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un detenuto della casa circondariale di Cosenza che ha voluto raccontare il Natale nel carcere all’indomani delle festività natalizie.

 

COSENZA – “Doverosa premessa: ogni detenuto contrae con lo Stato un debito di 112,77 euro mensili. Chi non lavora, durante una detenzione, ad esempio di 5 anni, contrae un debito di circa 6700 euro. Nel carcere di Cosenza non c’è alcuna forma di reinserimento o riabilitazione, non si insegna alcun mestiere, si forgiano o formano delinquenti più cattivi. Scrivo nel giorno di Natale, 25 dicembre 2017. Da più di quindici giorni i termosifoni funzionano ad intermittenza e l’acqua calda latita. I giorni di festa il carrello del cibo passa solo a pranzo e la cena consiste irrimediabilmente in patate bollite e uova sode. Qualora poi tutti prendessero il cibo dal carrello, alcuni resterebbero senza, viste le modiche quantità. Ovviamente molti detenuti cucinano da sé. È possibile fare la spesa attraverso lo spaccio del carcere. In questo periodo si possono acquistare anche i prodotti da “ricorrenza”. I detenuti tengono alla forma ed è viva la prassi della “stimanza”, ovvero del regalo a chi merita. Un affare per tutti. Basti pensare che il pandoro Balocco, acquistabile nei supermercati a € 1,95 o € 1,99, come da volantini, qui ha il modico costo di € 4,50! Adam Smith la definirebbe “la mano invisibile dello Stato”.

“La settimana dell’Immacolata, a causa di problemi tecnici – scrive – non è stato possibile fare la spesa. La direzione del carcere non ha pensato di ovviare distribuendo le cosiddette forniture ministeriali, quantomeno per l’igiene personale e la pulizia della cella. È intervenuto però l’Antistato e la forte solidarietà fra i detenuti, cosicché chi avesse terminato la carta igienica, avrebbe potuto comunque pulirsi…”.

“A Natale in carcere è consentita la “socialità“: detenuti di celle diverse si riuniscono in quella più grande per festeggiare insieme. In questa occasione la presenza dell’Antistato è stata ancora più forte. Una tavola che avrebbe soddisfatto persino Pantagruel!
Ha trascorso tante ricorrenze in famiglia e ricordo ricche e appetitose cene, ma non ho mai mangiato neanche un quarto di quello che ho trovato qui. C’erano persino i gamberetti allo champagne, ma niente alcolici! Il mio amico pakistano, vedendo tanta abbondanza si è commosso, ci ha raccontato che i suoi figli, tutto quel cibo, non l’avrebbero visto nemmeno nell’arco di tre mesi. I detenuti stranieri hanno ricevuto, nelle loro celle – conclude – la loro razione di dolci tipici e leccornie varie. Buon Natale e Buon Anno dal carcere di Cosenza fra lo Stato e l’Antistato”.

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