L’associazione “Bene Comune Calabria” ha diramato una nota alla luce dello scandalo sollevato qualche giorno fa da “Striscia la Notizia” sui controlli pilotati dai dirigenti delle Agenzie delle Entrate sui valori degli immobili a danni dei contribuenti
COSENZA – A pagarne le spese sono sempre e solo i contribuenti costretti a pagare somme altrimenti non dovute per far salire, a fine anno, i premi di produzione dei dirigenti dell’Agenzia delle Entrate. Lo scandalo sollevato nei giorni scorsi da Striscia la Notizia, sembra fare da eco a quanto accaduto di recente a Cosenza ai danni di un giovane contribuente, che si è visto recapitare da parte della Direzione Provinciale – Ufficio Territoriale dell’Agenzia delle Entrate di Cosenza un atto di accertamento riguardante un locale ad uso commerciale situato in Via Piave e acquistato nell’anno 2015. E’ quanto dichiara in una nota l’Avv. Filomena Falsetta ( in foto a Sinistra), Presidente dell’Associazione Bene Comune Calabria nonché legale del contribuente.
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Nello specifico, l’Ufficio in questione nel primo atto notificato al contribuente procedeva al seguente calcolo: mq 57 x 2.584,83/mq = € 147.335,31, mentre nel secondo atto effettuava, invece, il seguente calcolo: mq 53 x 1.500,00/mq.
Alla luce di quanto appena descritto, sorge spontanea una domanda: “quali principi hanno giustificato il mutamento di tali operazioni di calcolo?”
Ciò significa che se il contribuente avesse aderito al pagamento della somma corrispondente al primo valore accertato oppure al secondo valore accertato, avrebbe adempiuto nella più assoluta “ignoranza” e “inconsapevolezza”, per il semplice motivo che essendo risultato errato il primo accertamento, allo stesso modo poteva risultare errato anche il secondo! A detta dell’Agenzia delle Entrate di Cosenza – sarebbero sufficienti, per “rovinare” i poveri contribuenti, il confronto con gli immobili limitrofi e le stime dell’OMI! Niente di più falso!
In verità, l’Agenzia delle Entrate, come stabilito dalla stessa Corte di Cassazione nelle recenti sentenze, non può accertare il valore dell’immobile basandosi solo ed esclusivamente su una stima effettuata “a tavolino” dai funzionari, e, per di più, in assenza del benchè minimo sopralluogo rivolto ad accertare l’effettivo stato di conservazione del bene. Ciò significa che essa non può assolutamente prescindere da una diretta presa di visione del bene in questione, non potendo basarsi su un “elemento astratto”, ossia quello determinato dal confronto con gli immobili limitrofi. Infatti, se l’Ufficio in questione avesse provveduto ad acquisire le opportune informazioni direttamente sul luogo, e queste ultime avessero dimostrato lo stato di degrado del bene, non avrebbe potuto certamente ignorare che possano essere state proprio queste a determinare un abbassamento del corrispettivo della compravendita.
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Una richiesta, quella di annullamento del provvedimento, reiterata più volte invano dall’Avv. Falsetta al Funzionario Responsabile del Procedimento Dott. Arcangelo Furfaro, con il quale l’Avvocato, a fronte di un atto di accertamento firmato dallo stesso Furfaro, ha chiesto di rapportarsi sin dalla prima convocazione per il contraddittorio presso l’Ufficio in questione, sollecitando un rinvio dell’incontro, in quanto riteneva equo interloquire non con i suoi sostituti, bensì con il Responsabile del Procedimento, quale, appunto, Furfaro, assente in prima convocazione, mentre presente, su richiesta dell’Avvocato Falsetta, dalla seconda convocazione in poi.
Tuttavia, nell’ambito dell’attività di contraddittorio espletata presso la Direzione Provinciale di Cosenza, veniva prodotta perizia giurata con allegata documentazione fotografica attestante lo stato di conservazione dell’immobile all’epoca del trasferimento della piena proprietà, nonché le fatture riguardanti i costi sostenuti per l’esecuzione dei lavori sull’immobile medesimo. L’ufficio in questione, paradossalmente, dichiarava di non concordare con la rappresentazione fornita dal contribuente, in considerazione dell’importo esiguo documentato in riferimento al recupero edilizio posto in essere.
Invero, è abbastanza noto come, a fronte della “crisi economica” che la società oggi attraversa, ognuno cerchi di operare in parte anche “in economia” (come specificato nella stessa Cila presentata al Comune di Cosenza) al fine di valorizzare la propria attività lavorativa.
Per quanto riguarda, invece, l’aspetto specificatamente commerciale, il magazzino, come dichiarato nella stessa perizia, è ubicato in via Piave, zona distante dalla viabilità, e che presenta una larghezza tale da non garantire il doppio senso di marcia, oltre a limitare la possibilità di parcheggio per i non residenti.
Questo comporta, come affermato, d’altronde, nell’ambito della stessa ricostruzione comparativa effettuata da codesto Ufficio rispetto agli altri immobili situati nelle zone limitrofe, una “minore vocazione commerciale” dell’immobile di cui è causa. Ciò nonostante, le stime comparative utilizzate dall’Ufficio in questione come termine di raffronto con l’immobile di cui è causa, riguardano immobili situati in contesti di alto pregio e caratterizzati da elevata vocazione commerciale, come dichiarato dallo stesso Ufficio in seno alle fotografie in relazione agli altri immobili, mentre, con riferimento al magazzino de quo, l’Ufficio competente, pur ben guardandosi dal definirlo di alto pregio e di elevata vocazione commerciale, ha ritenuto ugualmente nonché assurdamente di compararlo agli altri immobili!
Da qui deriva la fondamentale importanza del “sopralluogo”, per poter guardare la realtà con i propri occhi anziché attraverso Google, prima di tassare immotivatamente coloro che operano con lealtà e rettitudine. “Troppo comodo” limitarsi a riportare, soltanto affacciando sul web, l’immagine dell’immobile così com’è oggi, e non allo stato in cui si trovava all’epoca del trasferimento della proprietà, uno stato documentalmente provato, e, nonostante ciò, completamente ignorato dal suddetto Ufficio, il quale ha proceduto inconcepibilmente a determinare maggiori imposte! “Troppo comodo” limitarsi a stampare le fotografie di immobili tra loro diversi per collocazione, caratteristiche e storia, accostandole ad un altro bene al solo fine di tassare!
Questo rivela, pertanto, come gran parte degli accertamenti vengano effettuati dall’Ufficio, senza che il funzionario si alzi dalla scrivania e vada a verificare lo stato di conservazione nonché la qualità dell’immobile. E’ evidente che accertamenti di questo tipo finiranno sempre e immancabilmente per dare una valutazione non corretta, anzi nella maggior parte dei casi, distorta del bene. Con particolare riferimento all’Ufficio Territoriale di Cosenza che ha provveduto ad emettere l’atto, è inconcepibile come non abbia preso coscienza dell’insufficienza dei dati in suo possesso e li abbia utilizzati come “oro colato” ai danni del contribuente. Questo illegittimo modus operandi non potrà mai trovare giustificazione alcuna nel nostro ordinamento giuridico, in quanto rappresenta, specie in questo complesso e delicato momento storico, un vero e proprio “abuso sociale”.
Ed è proprio tale abuso a far decadere, nelle nuove generazioni, ogni aspettativa di vita, per il fatto stesso di vedersi traditi da coloro che si ergono a paladini dello Stato, o meglio, che si convincono di essere i guerrieri dello Stato contro un’evasione fiscale che gli conviene generalizzare, ma che in realtà, in quei casi di documentata lealtà, è soltanto nel loro immaginario, perché è soltanto quell’immaginario che gli consente di tollerare i propri soprusi. In realtà, uno Stato di diritto rifiuta questi falsi guerrieri, in quanto non fanno parte della sua “naturale costituzione”, poiché traditori dei cittadini. Pertanto – continua Falsetta -, riferendomi ora all’aspetto prettamente giuridico, ho provveduto a notificare all’Agenzia delle Entrate – Direzione provinciale di Cosenza, un’istanza di mediazione, nella quale ho chiesto l’annullamento dell’atto in questione, e, se rigettata, procederò, naturalmente, all’instaurazione del giudizio. Inoltre – conclude Falsetta -, ho deciso di condurre una battaglia “pubblica” al fianco di tutti quei contribuenti che non hanno, molte volte, gli strumenti per difendersi, e che, impotenti, preferiscono aderire alle commedianti valutazioni poste in essere dalle Direzioni locali dell’Agenzia delle Entrate al fine di evitare ogni ulteriore conseguenza.
