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Terminata l’autopsia sul corpo del giudice Giusti, confermata l’ipotesi del suicidio

MONTEPAONE – L’autopsia sul corpo dell’ex Gip di Palmi, Giancarlo Giusti, ha confermato che si è trattato di suicidio così come era già emerso dalle indagini dei carabinieri che sono intervenuti nell’appartamento di Montepaone dove è stato ritrovato il cadavere.

L’autopsia è stata disposta dal sostituto procuratore di Catanzaro, Fabiana Rapino, per avere una ulteriore conferma sul suicidio, avvenuto pochi giorni dopo la condanna definitiva di Giusti per rapporti con esponenti del clan Bellocco. Si è suicidato domenica mattina, il giorno stesso del ritrovamento del cadavere, secondo le indagini dei carabinieri della compagnia di Soverato che hanno trovato conferma dagli esiti dell’autopsia. Giusti ha ricevuto sabato sera la visita dei carabinieri che hanno effettuato un controllo perché era sottoposto all’obbligo di dimora. Domenica mattina un familiare, che non aveva notizie da alcuni giorni, si è recato nell’abitazione di Montepaone dove ha scoperto il cadavere. Il familiare di Giusti non ha avuto difficoltà ad entrare in casa perché l’abitazione era aperta.

 

Il giorno prima del suicidio l’ex giudice Giancarlo Giusti aveva parlato con un amico di Milano al quale avrebbe confidato il suo disagio in merito alla vicenda giudiziaria in cui era rimasto coinvolto. E’ quanto emerge dalla ricostruzione degli inquirenti che hanno raccolto una serie di elementi per ricostruire le ultime ore di vita dell’ex magistrato. Giusti, conversando telefonicamente con il suo amico, avrebbe fatto riferimento anche ad alcune lettere che aveva spedito alle istituzioni. Nelle lettere ci sarebbe stata la sua ricostruzione dei fatti circa le vicende giudiziarie che lo vedevano coinvolto negli affari del clan Bellocco. Dagli accertamenti nell’abitazione di Montepaone non sono stati trovati biglietti per motivare il suicidio. Gli inquirenti hanno disposto il sequestro del computer per verificare se qualche documento sia stato scritto utilizzando il Pc. Il fascicolo aperto dal sostituto procuratore Fabiana Rapino ipotizza il reato di istigazione al suicidio. Ma il titolo di reato, secondo quanto si è appreso, è un aspetto puramente tecnico per poter compiere l’autopsia e per effettuare il sequestro del personal computer. Al momento gli inquirenti non hanno alcun dubbio circa la morte volontaria di Giancarlo Giusti.

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