Site icon quicosenza

Circa nove milioni di euro destinati ai Comuni calabresi per le energie rinnovabili rischiano di sparire

ZUMPANO (CS) – Le imprese aggiudicatarie hanno già eseguito un quarto dei lavori e acquistato i materiali, ma si rischia che i fondi non vengano erogati per errori burocratici.

Nei giorni scorsi presso la sede di Omnia Energia S.p.A. a Zumpano i rappresentanti delle Imprese e delle Amministrazioni comunali calabresi coinvolte nel POI Energia – CSE, si sono incontrati per far fronte comune all’incredibile e potenzialmente dannosissima situazione che si è venuta a creare. Facciamo un passo indietro. Il POI Energia è un programma di investimento di fondi Europei gestito dal (MISE) Ministero dello Sviluppo Economico nell’ambito delle energie rinnovabili e del risparmio energetico. Lo scorso 24 giugno è stato pubblicato un avviso per la concessione di contributi a fondo perduto per la realizzazione di interventi di efficientamento energetico e/o produzione di energie da fonti rinnovabili a servizio di edifici delle Amministrazioni comunali delle Regioni Convergenza.

 

Ben 15 milioni di euro furono stanziati, tramite una procedura a sportello, ovvero chi prima arriva meglio alloggia. La calda estate del 2014 vide un turbine di bandi di gara pubblicati sul MePa, (la piattaforma ministeriale del Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione) di gare espletate e di aggiudicazioni provvisorie, con la spada di Damocle della data di chiusura dello sportello, conclusasi il 2 settembre 2014. A quella data, 15 milioni di euro furono decretati a favore di 111 Comuni appartenenti alle regioni convergenza, di cui ben 63 Calabresi, per un importo finanziato di quasi 9 milioni di euro. Un risultato di tutto rispetto che per una volta ogni tanto vede la Calabria primeggiare per portare a casa risultati lusinghieri, infatti, la realizzazione degli interventi consentirà ai 63 comuni di ottenere una riduzione del costo energetico annuo di un milione quattrocentomila euro, corrispondenti a una riduzione di 7 milioni di kWh di energia, pari a tremilacinquecento tonnellate di anidride carbonica evitata in atmosfera.

 

Tanti soldi che avrebbero contribuito a far girare l’esile economia della nostra malandata Regione, considerato anche che le ditte aggiudicatarie sono nella totalità dei casi calabresi. Ma l’arrivo del freddo ha gelato le speranze: il 16 gennaio i Comuni ricevono una lettera dal Ministero dello Sviluppo Economico che minaccia la revoca del contributo se l’Amministrazione non dimostra di aver espletato pedissequamente l’iter burocratico previsto prima della richiesta del contributo. L’iter in questione prevedeva la verifica del temuto ex art.38 del Codice degli Appalti, ovvero il Comune avrebbe dovuto acquisire una serie di documenti riferiti all’azienda aggiudicataria. Da una prima conta sembrerebbe che la quasi totalità dei Comuni non abbia eseguito perfettamente la procedura per una serie di motivi: era la prima volta che i comuni operavano con la procedura MEPA; un’altra difficoltà proveniva dal fatto che il bando era un mix tra le nuove regole della procedura elettronica e quelle del codice degli appalti; infine, il bando non perfettamente scritto lasciava dubbi interpretativi e contraddizioni in diversi punti dei vari articoli.

 

Imprese aggiudicatarie e Comuni si sono incontrati per fare azione comune contro una posizione del Ministero che si è rivelata incomprensibilmente rigida e sorda a qualsiasi richiesta di confronto. I Sindaci presenti hanno dato l’avvio per la costituzione di un comitato con il fine di portare la discussione direttamente al tavolo del Ministro e stimolare l’interessamento di tutti i parlamentari calabresi nonché dei vertici politici regionali come il Presidente Oliverio e l’Assessore alle Attività Produttive Carlo Guccione. All’incontro era inoltre presente l’avvocato Ambrogio – Presidente ANCI Calabria Giovani – il quale si è impegnato a coinvolgere anche l’ANCI regionale e quella nazionale. Infine, in rappresentanza delle imprese, era presente l’ing Vincenzo D’Agostino – Vice Presidente sezione Energia di Confindustria Cosenza e Vice Presidente Nazionale ASSOESCO – il quale, oltre a sottolineare la preoccupazione per il danno alle imprese calabresi, ha evidenziato che, alla data odierna, le imprese hanno già completato il 25% dei lavori, un altro 25% è in corso di lavorazione, e per la restante parte sono stati già approvvigionati i materiali.

 

Se le imprese non riceveranno in tempi brevi gli incassi dei lavori eseguiti, ha precisato D’Agostino, si vedranno costrette a licenziare il personale col rischio che qualcuna di esse potrebbe dover “portare i libri” in tribunale. In queste condizioni, ha proseguito D’Agostino, l’intervento dei fondi europei, diversamente da quella che dovrebbe essere la sua natura, non solo non produrrebbe valore, ma addirittura lo distruggerebbe creando ingenti danni alle imprese e quindi al territorio. E’ il caso di dire anche questa volta: “oltre al danno la beffa!”. L’ingegnere D’Agostino ha concluso il suo intervento comunicando di aver reso partecipe di questa problematica il Presidente di Unindustria Calabria Natale Mazzuca che ha assicurato il suo intervento presso Confindustria a sostegno delle iniziative dell’Anci, dei Comuni e delle imprese interessate Incresciosa situazione in cui, se da parte del Ministero non si dovesse registrare un immediato e netto cambiamento di posizione, a perderci più di tutti potrebbe essere ancora una volta la Calabria.

Exit mobile version