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Allarme terrorismo, il Sap: ‘Sicurezza ad alto rischio in provincia di Cosenza’

COSENZA – Oltre 200mila migranti sulle coste della Libia pronti a partire per l’Europa con prima destinazione l’Italia.

L’allarme arriva dal Sindacato Autonoma di Polizia di Cosenza. Numeri probabilmente in difetto, come recitano numerose testate giornalistiche nazionali che nei prossimi mesi metteranno a dura prova l’intero apparato della sicurezza in tutta Italia ma con una preoccupazione maggiore per la provincia di Cosenza viste le disposizioni del Ministero degli Interni che ha individuato nel porto di Corigliano uno dei principali punti di approdo delle navi intercettate in mare. Già gli sbarchi del mese scorso hanno dato un’assaggio delle difficoltà operative nelle quali sono costretti tutti gli operatori delle Forze di Polizia, ma lo spirito di sacrificio e l’enorme senso del dovere non basteranno a far fronte a questa immane tragedia. Il personale di Polizia che si trova in Provincia non è numericamente idoneo a fronteggiare questi ingenti flussi e ancor di più non è adeguatamente attrezzato per questa evenienza. Non vogliamo calcare la mano sul rischio Terrorismo, che pur è compatibile anche con i controlli che dovrebbero essere fatti da personale formato ad hoc sulle navi e durante gli sbachi delle stesse, ma è di tutta evidenza che l’estremo rischio operativo al quale sono esposti per prima gli operatori di Polizia e poi certamente anche i cittadini non può lasciarci indifferenti. Invochiamo con forza una corposa ed attenta analisi del fenomeno che deve giungere ad una efficace copertura organica di uomini e mezzi soprattutto laddove si lascia il personale operante senza l’occorrente, tecnicamente necessario, per la salvaguardia della loro e dell’altrui protezione. Siamo impreparati ed è inutile nasconderlo, si correrebbe il rischio di provocare più danni di quanti diversamente potrebbero essere scongiurati. E’ vero, l’emergenza attuale è straordinaria ed è proprio per questo che necessitano interventi straordinari con l’invio di uomini e mezzi in una Provincia troppe volte dimenticata dal Governo e dal Dipartimento. Gestire questi flussi, anche per il solo transito, con l’esigue risorse messe a disposizione, significa non dare alcun servizio alla nazione, visto che già dalle prime avvisaglie, con tutti i controlli che si riuscivano a fare, dalle maglie della filiera dell’accompagnamento dei “profughi”, diversi di loro sono riusciti a svanire nel nulla. Nei centri di accoglienza non vi sono più posti, e se qualcuno si libera è perché anche dai centri ci sono state fughe “inaspettate”. La situazione è drammatica e si rischia di mandare fuori controllo l’intero apparato della sicurezza, forse uno dei primi obiettivi dei jihadisti per poter colpire meglio nel “caos”.

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