Ora è ufficiale il piccolo ivoriano Cisse riabbraccia il suo papà, la cui paternità è stata confermata anche dall’esame del DNA.
COSENZA – Il test del Dna effettuato su uomo ivoriano rintracciato in Francia, conferma che si tratta proprio del padre del piccolo Cisse, il bimbo che, dalla Costa d’Avorio è sbarcato a Corigliano lo scorso mese di luglio. Una storia che ha commosso cittadini ed istituzioni, tanto triste quanto miracolosa. Il piccolo Cisse, ivoriano di cinque anni sbarcato in solitudine sulle coste ioniche quest’ estate era sceso da solo ed impaurito, da quella grande nave tedesca, la Rhein, che in un caldissimo sabato di luglio ha portato a Corigliano oltre 920 migranti. Per il piccolo si sono mosse numerose Ong ed associazioni di volontariato, tra le quali il Movimento Diritti Civili che ha da subito promosso una mobilitazione straordinaria di forze di polizia e volontari al fine di rintracciare i genitori del piccolo.
Il costante e duro lavoro di ricerca dei genitori di Cisse non è stato semplice ma ha portato presto ad ottimi risultati; è stato rintracciato e sottoposto, proprio in questi giorni, al test del Dna, un uomo sbarcato in Francia, proprio dalla Costa d’Avorio, lo scorso mese di settembre.
Le indagini ed il risultato del test hanno confermato, tra la meraviglia e la gioia di molti, che si tratta proprio del papà del piccolo Cisse. L’uomo ed il piccolo si sono così potuti finalmente riabbracciare, anche se il bambino rimane ancora in affido temporaneo ad una famiglia di Rossano che lo ha accolto e se n’è preso cura sin dall’arrivo nel porto di Corigliano. Soddisfazione soprattutto del movimento Diritti Civili il cui leader, Franco Corbelli che ha mostrato tutto il suo entusiasmo ai microfoni di Rlb Radioattiva, per quella che in un primo momento, è sembrata una vera e propria impresa impossibile.
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“Già da diversi giorni al genitore ivoriano è consentito, dal Tribunale dei Minori di Catanzaro, di avere incontri periodici con il suo Cisse alla presenza, naturalmente, delle figure professionali preposte. Siamo riusciti miracolosamente a rintracciare anche la mamma del piccolo e, grazie alla forte pressione mediatica, a farla liberare in Libia dove era tenuta prigioniera perché non aveva più soldi da dare ai trafficanti per poter salire su quel barcone che, assieme al suo bambino, l’avrebbe dovuta portare fuori dalla triste realtà del suo paese di origine. La donna dopo la liberazione è rientrata in Costa d’ Avorio e siamo pronti adesso, a farla arrivare in italia grazie ad un corridoio umanitario”. Corbelli ha ringraziato in particolare l’Ong Save the Children, la quale ha coordinato gli sbarchi e collaborato con Diritti Civile per la ricerca dei genitori del bambino ivoriano ed anche Giovanni mannoccio, delegato della Regione Calabria per l’immigrazione.

