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‘Ndrangheta a Roma: latitante arrestato in un solaio trasformato in bunker

ROMA – Il ricercato viveva da venti giorni in un sottotetto della propria abitazione.

Un bunker con un giaciglio, acqua, documenti ed un santino della Madonna di Polsi. Meno di venti giorni fa Domenico Antonio Mollica era sfuggito all’arresto nel corso dell’operazione Fiore Calabro sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nell’economia della capitale in cui, invece, furono ammanettati, tra gli altri, Domenico Morabito e Placido Scriva. I militari convinti della presenza di Domenico Antonio Mollica in casa hanno chiesto la collaborazione dei vigili del fuoco per le perquisizioni arrivando ad abbattere il solaio. Al secondo colpo di mazza, il quarantasettenne ricercato, dall’interno solaio avrebbe urlato: “Scendo, scendo”. Per poi consegnarsi alle forze dell’ordine.

 

Al nascondiglio si accedeva da un armadio a muro con ante scorrevoli. Mollica sarebbe uscito dal bunker calandosi da una corda attaccata all’architrave del tetto. Per gli inquirenti la presenza di un bunker nel territorio romano è una novità e rappresenta un ulteriore elemento che depone per le conclusioni che il gip ha tratto all’esito delle indagini della Squadra Mobile e della Direzione Distrettuale Antimafia romane dell’imponente pervasività delle ‘ndrine nella Capitale. L’arrestato era stato colpito da misura cautelare per i reati di intestazione fittizia di beni aggravata dal metodo mafioso, commessi per favorire la ‘Ndrangheta. 

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