Il filmato, pubblicato dal Fatto Quotidiano e girato con una videocamera probabilmente nascosta, si addentra nella baraccopoli di Vaglio Lise sul fiume Crati, tra immondizia e carcasse d’auto in una situazione al limite dell’emergenza sanitaria. A Giugno un incendio distrusse 90 baracche
COSENZA – Quella dei campi Rom è una problematica che riguarda quasi tutte le città italiane. Quella presente a Cosenza nel quartiere di Vaglio Lise, sulla sponda del fiume Crati sta diventando una vera e propria emergenza sanitaria come denunciato da un video apparso ieri sul portale Web del Fatto Quotidiano e denunciato dal coordinatore dell’ Ong “Moci” (organizzazione di volontariato e cooperazione internazionale) Gianfranco Sangermano. La baraccopoli di Vaglio Lise è ben conosciuta dai residenti e da chi, giornalmente, percorre la strada che si trova dall’altra parta del fiume. Sono quasi 200 le baracche costruite lungo l’argine del Crati, dove vivono oggi 700 persone tra sporcizia, spazzatura, ammassi di ferraglia vecchia e carcasse d’auto. A Giugno un incendio ne distrusse oltre 80, mentre un anno fa dopo le forti piogge furono sfollate centinaia di persone per il rischio di esondazione del fiume. Ma, per quante persone vengano fatte sfollare, altrettante ne arrivano.
Un ghetto in uno dei quartieri più popolosi di Cosenza dove la presenza dei rom ha creato non poche tensioni tra la comunità rumena e i residenti in via Popilia. “Siamo uomini con tutti gli altri, non siamo cattivi o animali” dice una donna mentre chi riprende si addentra nella baraccopoli. Le immagini parlano chiaro: condizioni igienico sanitarie disastrose. Bambini che giocano tra le carcasse di auto e si lavano sulla riva del fiume Crati. Poi si entra in una baracca e una donna insieme al marito denunciano “Non sono obbligati, però nessuno ci aiuta dal Comune”. Poi il marito prende una confezione di uova poggiata su un mobile e dice “guarda come siamo ridotti, lavoro non ce n’é e prendiamo il cibo dalla spazzatura”. Qui viviamo come possiamo – dice un altro Rom – c’è chi chiede l’elemosina, chi vende accendini, io con mio padre facciamo dei cesti e li vendiamo onestamente“.“
Noi ci diciamo un popolo accogliente ma in realtà non lo siamo”è la denuncia di Gianfranco Sangermano, coordinatore dell’Ong Moci“La verità è che quando sentiamo parlare in particolare dei Rom, la prima cosa che ci viene da dire è: l’importante è che stiano lontani dal mio giardino. La questione dei campi rom di via Popilia è ormai decennale a cui amministrazioni di centrosinistra e di centrodestra non riescono a dare delle risposte adeguate perché sono controproducenti dal punto di vista elettorale. La situazione igienico sanitaria è devastante, al limite della sopravvivenza umana continua Sangermano che poi aggiunge– queste cose le ho viste solo negli slums di Nairobi( le baraccopoli indiane ndr.).Molti pensano che sia necessaria una tendopoli per arginare il problema, ma l’unica soluzione possibile è un campo rom attrezzato”.
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