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Caso Fallara, la dirigente che ingoiò l’acido agì in nome di Scopelliti

REGGIO CALABRIA – Depositate le motivazioni della sentenza di condanna dell’ex governatore calabrese di Forza Italia, emergono nuovi elementi sul suicidio Fallara.

La dirigente del Settore Finanza e Tributi Comune di Reggio Calabria, morta nel Dicembre del 2010, dopo aver, senza un apparente motivo, ingerito dell’acido muriatico da sola nella propria Mercedes, non ha agito “in nome e per conto di se stessa” poiché “se non avesse avuto il sindaco Giuseppe Scopelliti quale suo mentore e determinatore” non avrebbe potuto fare “sistematiche falsificazioni del bilancio”. Lo scrive il Tribunale di Reggio nelle motivazioni della sentenza di condanna dell’ex sindaco di Reggio Calabria a sei 6 anni di reclusione per abuso e falso dopo la quale fu costretto a dimettersi dalla carica di Governatore per poi subire un umiliante flop alle elezioni europee cui candidatura fu enormemente discussa. Nelle motivazioni, inoltre, il tribunale evidenzia il forte legame che si era venuto a creare tra Scopelliti e la Fallara, definito dai giudici “strettamente fiduciario”. Il processo era nato dopo la denuncia sulle autoliquidazioni per centinaia di migliaia di euro della dirigente al Bilancio Orsola Fallara.

 

Secondo i giudici del tribunale reggino, però, la Fallara non era affatto la donna potentissima che appariva ed era una “perfetta esecutrice di direttive”. Nelle 300 pagine di motivazioni, i giudici spiegano perché hanno condannato Scopelliti per falso nei bilanci 2008 e 2009 del Comune di Reggio Calabria che vengono definiti “evidentemente alterati”. Che la città, in quegli anni, fosse in crisi, proseguono i giudici, era una sensazione “percepita da tutti”, anche a causa delle proteste di dipendenti e creditori che “lamentavano enormi ritardi nell’adempimento delle obbligazioni contrattuali nei loro confronti”. A carico degli imputati – oltre a Scopelliti sono stati condannati, a tre anni e sei mesi per falso, gli ex revisori dei conti Carmelo Stracuzi, Domenico D’Amico e Ruggero De Medici – dunque, secondo il Tribunale, emergono “Indizi gravi, precisi e concordanti”. E le responsabilità della situazione non possono essere “semplicisticamente e riduttivamente” ascrivere alla sola dirigente del settore finanze in quanto Scopelliti, per i giudici, “non solo era a conoscenza della situazione”, ma era “partecipe e concorrente”. 

 

LA SENTENZA CON CUI IL TRIBUNALE DI REGGIO CALABRIA HA CONDANNATO L’EX GOVERNATORE DELLA CALABRIA GIUSEPPE SCOPELLITI A 6 ANNI DI CARCERE. ERA IL 27 MARZO DEL 2014

 

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