SOVERATO (CZ) – Il direttore di quella che fu L’Ora della Calabria parla delle pressioni che il mondo della stampa calabrese subisce quotidianamente.
Il focus del dibattito, che si terrà domani al Glauco di San Nicola di Soverato a partire dalle 18.30, sono le intimidazioni della ‘ndrangheta verso i giornalisti più coraggiosi (vedi caso Albanese), ma anche le pressioni meno visibili, quelle della mafia propriamente detta e quelle dei potentati oscuri che cercano di convogliare l’informazione a proprio piacimento, attaccando la magistratura e tentando di indebolire, screditare o isolare i cronisti senza bavagli. Nel discorso rientrano anche i soprusi di editori strettamente legati a mentalità e forme di potere che soffocano la Calabria, o al contrario l’atteggiamento “compiacente” o prono di alcuni cronisti.
Al dibattito di Domenica 31 Agosto ‘Quando mafie e poteri occulti vogliono mettere i bavagli’, organizzato dal blog dei giornalisti ‘liquidati’ dall’Ora della Calabria, saranno presenti tra i relatori, il ministro Lanzetta, i senatori Morra e Lomoro, il Commissario della Provincia di Catanzaro, Wanda Ferro, Parisi, i magistrati Guarascio e Dominijanni. Poi tanti ospiti autorevoli, fra i quali Angela Napoli, ex presidente della Commissione Antimafia. Un momento di riflessione per tutti i giornalisti della Calabria dopo Polistena e l’importante passo segnato dell’alzare la voce congiunto, coinvolgente tutta la categoria, per un bene superiore, in barba agli accorduni e ai soprusi.
LE RIFLESSIONI SULL’ORAGATE DEL DIRETTORE LUCIANO REGOLO
“Si dice che la Calabria è una terra di contrasti. Forse un luogo comune. Sono passati oramai cinque mesi dalla messa in liquidazione della C&C – scrive Luciano Regolo sul blog L’Ora Siamo Noi – la nostra casa editrice, quattro dal brutale oscuramento del sito in contemporanea alla sospensione della pubblicazione, quattro da quando non è stato più versato alcunché ad alcuno dei dipendenti o dei collaboratori. Il liquidatore, Giuseppe Bilotta, non fornisce alcuna risposta al Cdr sulle spettanze dovute, sugli eventuali crediti incassati in questo periodo. Anzi abbiamo saputo dall’Inpgi che contattato per la pratica relativa al versamento della cassaintegrazione, dopo molti vani tentativi, ha risposto in sua vece il figlio al quale è stato chiesto di avvertire i giornalisti di compilare i moduli per la richiesta. Questa comunicazione non è mai avvenuta e abbiamo dovuto venirne a capo da soli con l’aiuto del Sindacato Giornalisti Calabria. Verrebbe da chiedersi se il liquidatore abbia un interesse specifico che noi giornalisti dell’Ora restiamo senza alcun mezzo di sostentamento o se qualcuno gli stia suggerendo questa strategia.
Una strategia che rende estremamente deboli e vulnerabili. Favorisce i vuoti di coraggio, la rassegnazione, la disponibilità agli accorduni. Ma questo non è certo il solo interrogativo che scaturisce dalla nostra “liquidazione fantasma”. Nessuno si chiede come mai la C&C sia ancora operante, perché non abbia ancora portato i libri contabili presso il tribunale fallimentare come il liquidatore aveva annunciato di voler fare lo scorso maggio davanti al tavolo di trattativa apertosi presso la prefettura di Cosenza. Personalmente ho più volte chiesto al prefetto Tomao e ai suoi collaboratori più stretti di riprendere le sedute, ma da oltre un mese non ho ricevuto più alcuna risposta. Senza risposta sono rimasti anche i numerosi appelli pubblici rivolti alla Procura di Cosenza sia da me, sia dal vicesegretario nazionale e segretario regionale dell’Fnsi Carlo Parisi perché si faccia luce sulle tante assurdità e sui tanti soprusi che abbiamo vissuto da quando è entrato in scena Bilotta, perito commercialista di Piero Citrigno nella causa che ha portato alla confisca dei suoi beni per un valore di 100 milioni di euro, e assistito dall’avvocato Celestino, che è legale di Citrigno senior nel medesimo processo, come lo è stato di Nicola Adamo, nell’inchiesta “Why not”.
Rammento che Bilotta ha lasciato far cambiare la serratura della nostra redazione di Cosenza dov’erano custoditI tutti i nostri strumenti di lavoro per ordine di Alfredo Citrigno, l’ex presidente della C&C figlio del sopramenzionato che, come e quanto suo padre, non dovrebbe avere più alcuna voce in capitolo. Almeno in base alla legge. Noi non sappiamo che fine abbiano fatto i computer nei cui file c’era il nostro lavoro, né le nostre carte, i nostri appunti. Ma qui in Calabria è tutto possibile, anche che Bilotta si presenti presso l’assessorato regionale del lavoro, uffici reggini, per la firma dell’accordo sulla cassaintegrazione venendo in auto assieme a Perri, il manager addetto alle buste paga della C&C al quale chiedeva insistentemente consiglio, tra un bisbiglio e l’altro, durante l’incontro. Perri si è adirato moltissimo quando io ho chiesto che la sua presenza fosse riportata sul verbale. Non ci è dato di sapere se Bilotta abbia fatto istanza al commissario nominato dalla Dda per i beni confiscati ai Citrigno perché venga riversata la somma di 100 mila euro stornata da Citrigno junior dal bilancio della casa editrice a quello di una delle sue aziende operanti nel campo sanitario. Non mi importa se si continueranno ad ignorare queste e ad altre irregolarità. Se l’obiettivo è quello di indebolire o di sfinire, possono continuare all’infinito. E non solo perché c’è un gruppo d’irriducibili dell’Ora che non si pieghierà mai. La gente calabra non è più tutta così quiescente e vulnerabile”.

