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La banda Magnis alla sbarra, pene inasprite per il clan ‘fai da te’

TORINO – Cinque fratelli avrebbero creato una ‘ndrina in Piemonte senza alcun legame con i clan calabresi.

Sono state aumentate dalla Corte d’appello di Torino, alla fine del processo di secondo grado, le condanne per i presunti componenti della banda capeggiata dalla famiglia Magnis accusata di avere formato una cellula della ‘ndrangheta a Giaveno, nel Torinese. La pena più elevata, 16 anni e sei mesi, è per Ottavio Magnis, imputato con quattro fratelli e altre tre persone. A suffragare le tesi della Procura di Torino ci sono state le dichiarazioni di alcuni pentiti che avrebbero accusato gli imputati di aver compiuto traffici illeciti legati al mondo del videopoker e degli stupefacenti. Secondo uno dei difensori, avvocato Wilmer Perga, aumentare le condanne “è stato un errore” di procedura che dovrà essere corretto in Cassazione. La ‘ndrina da quanto emerso dalle indagini avrebbe operato in completa autonomia rispetto alle cosche calabresi. Per questa ragione Ottavio Magnis, dopo la sentenza di primo grado gridò allo scandalo dichiarando la pronuncia dei giudici assurda: ‘Mi ritengono colpevole di mafia e non so se faccio parte di Cosa Nostra, della ‘ndrangheta o magari di Al Qaida. Speriamo che in appello sia fatta giustizia’. Le aspettative del presunto boss, oggi, sono invece state disattese.

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