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La paladina dell’antimafia indagata per truffa abbandonata dall’avvocato

SAN LUCA (RC) – Rosy Canale, simbolo della lotta alla ‘ndrangheta, si ipotizza abbia truffato un’associazione di volontariato per comprare mobili per la casa e vestiti.

Ma anche viaggi ed automobili. Non le mancava nulla grazie ai contributi assegnati all’associazione ‘Donne di San Luca’ per intraprendere attività a sostegno della legalità. Un paradosso. Arrestata nel dicembre scorso Rosy Canale, nel corso dell’operazione ‘Inganno’, è accusata di truffa e peculato anche per quanto riguarda la fondazione Enel nel Cuore grazie alla quale aveva ottenuto uno stabile confiscato alla cosca Pelle di San Luca e un finanziamento di 160mila euro per dare una sede all’associazione antimafia. Quei soldi però la canale li avrebbe usati per scopi privati e così la struttura ‘antimafia’ che prevedeva una ludoteca per i bimbi di San Luca, non ha mai funzionato. L’imprenditrice reggina quarantenne si ribellò allo spaccio di droga nella discoteca di sua proprietà e da quel momento divenne uno dei simboli della lotta alla ‘ndrangheta. Il suo legale, l’avvocato Giancarlo Liberati, ha oggi rimesso il suo mandato in quanto spiega: “Si é incrinato il rapporto di fiducia con la mia assistita”. A far scattare le ire del difensore della Canale sarebbero stati i “ripetuti attacchi della signora Canale ai magistrati, anche sui social network, nonostante l’avessi tante volte esortata ad evitarli”. L’indagata, ricordiamo, negli ultimi anni ha pubblicato il libro “La mia ‘ndrangheta” per le Edizioni Paoline, portato in giro per i teatri italiani lo spettacolo “Malaluna – Storie di ordinaria resistenza nella terra di nessuno”, con le musiche Franco Battiato, ed è stata premiata a Roma al concorso “Paolo Borsellino”.

 

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