REGGIO CALABRIA – Il blitz della polizia contro la cosca Crea di Rizziconi è scattato all’alba per l’esecuzione di 16 ordinanze di custodia cautelare emesse dalla Dda di Reggio Calabria.
Le accuse ipotizzate a vario titolo nei confronti degli arrestati sono associazione di tipo mafioso, estorsione e intestazione fittizia di beni. Al centro dell’indagine, secondo quando si apprende, vi sarebbero una serie di condizionamenti nella pubblica amministrazione, estorsioni, appalti e frodi alla comunità europea. Uno dei figli del presunto boss Teodoro Crea, di 65 anni, colpito dalle misure cautelari insieme alla moglie, ai figli e alla nuora, Giuseppe di 36 anni, destinatario di un provvedimento cautelare, è tuttora latitante. Nell’indagine sono coinvolti inoltre alcuni politici locali che negli anni avrebbero rivestito ruoli chiave nell’amministrazione di Rizziconi, il cui comune è da anni al centro di forti ingerenze della ‘Ndrangheta ed è stato sciolto per mafia nel 1995 e nel 2000. I politici coinvolti sono un ex assessore e due ex consiglieri comunali: Domenico Rotolo e Vincenzo Alessi, rispettivamente assessore e consigliere comunale nel periodo compreso tra il 2010 ed il 2011, quando il Consiglio fu sciolto per le dimissioni del sindaco e di nove assessori, e Girolamo Cutrì, consigliere comunale nella precedente legislatura. I tre sono accusati di associazione mafiosa.
Le indagini coordinate dalla Dda di Reggio Calabria e condotte dalla squadra mobile reggina, dal Commissariato di Gioia Tauro con il Servizio centrale operativo, hanno ricevuto un contributo fondamentale dall’ex sindaco di Rizziconi, Antonino Bartuccio, eletto nel marzo del 2010 alla guida di una lista civica, il quale ha riferito agli investigatori, di irregolarità, anche di natura penale, nella gestione dell’amministrazione comunale e finalizzate a favorire gli interessi illeciti della cosca Crea. Per questa sua collaborazione, avrebbe subito anche minacce ed intimidazioni ad opera di affiliati al clan e nell’aprile 2011, la situazione portò alle dimissioni di tutti i consiglieri comunali ed al successivo scioglimento del Consiglio. L’operazione ha consentito di svelare le molteplici attività criminali della cosca Crea, egemone nel comprensorio di Rizziconi, con particolare riferimento alla sistematica ingerenza nelle attività pubbliche. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati anche beni, tra cui ville e terreni, oltre che conti correnti bancari, per un valore complessivo di oltre 5 milioni di euro.
Gli arrestati
Undici persone sono finite in carcere e cinque ai domiciliari. In carcere sono finiti il presunto boss Teodoro Crea, 75 anni, detto “‘u Murcu” o “‘u Toru” o “Dio onnipotente”; Giuseppe Crea (36), attualmente latitante; Antonio Crea (51), detto “‘u Malandrinu”; Domenico Crea (60), detto “Scarpa lucida”; Teodoro Crea (47), detto “‘u Biondu”; Domenico Russo (65), detto “‘u Malandrinu”; Osvaldo Lombardo (66); Giuseppe Lombardo (41); Vincenzo Alessi (38); Girolamo Cutrì (58); Domenico Rotolo (40). Agli arresti domiciliari invece, Vincenzo Tornese (52); Maria Grazia Alvaro (36); Clementina Burzì (63); Marinella Crea (38); Domenico Perri (67).
La figlia del boss arrestata a Firenze
Marinella Crea, 38 anni, figlia del boss Teodoro, che nel capoluogo toscano fa la maestra in una scuola materna è stata ammanettata a Firenze per l’accusa di una truffa all’Agea. In particolare, il fratello della donna, Giuseppe Crea (36), benché fosse latitante dal 2006, ha attestato di essere un imprenditore agricolo senza che a ciò corrispondesse l’effettiva attività di coltivazione della terra. L’uomo è riuscito comunque ad ottenere un’indebita erogazione da parte dell’Agea dei contributi comunitari relativi al Piano di sviluppo rurale per un totale di oltre 188 mila euro. Lo stesso episodio è stato contestato a Teodoro Crea ed alla moglie Clementina Burzì che, insieme a Marinella Crea, si sarebbero procurati contributi Agea per circa 48 mila euro.

