RENDE – Non usciranno dalla sede sinchè non avranno risposte certe sul proprio futuro.
Si respira un’aria pesante in contrada Lecco. E non è colpa della Legnochimica. Poi in fondo, però, L’Ora della Calabria e la Legnochimica Srl in comune hanno qualcosa che, purtroppo, ne segnerà la storia: la società che ne gestisce la liquidazione, lo studio Bilotta. Con una differenza. La bonifica dei laghi è al palo da otto anni quella della redazione del quotidiano di Citrigno rischia di concludersi in meno di otto giorni con 66 dipendenti in cassa integrazione e lo sgombero coatto di tutti gli uffici. Le alternative proposte erano due: che la proprietà finisse in mano a De Rose o che la proprietà finisse in mano a De Rose attraverso Ivan Greco. Gli altri imprenditori che volessero acquistare la testata rischierebbero invece che la proprietà finisca comunque in mano a De Rose. Sì proprio De Rose, primo creditore dell’azienda grazie a un debito maturato per la stampa dei giornali di 600mila euro, indagato per violenza privata per la famosa telefonata in cui intimava di togliere dal menabò la notizia delle indagini a carico di Andrea Gentile.
Stamattina il direttore dell’Ora della Calabria Luciano Regolo e il segretario del sindacato dei Giornalisti della Calabria e vicesegretario della Fnsi Carlo Parisi hanno tenuto una conferenza stampa per illustrare alcuni dei foschi aspetti della vicenda dell’Oragate. Un licenziamento collettivo che arriva dopo un incremento delle vendite del 30% nelle ultime settimane al primo giorno di sciopero dichiarato dal comitato di redazione. Un vero e proprio colpo di spugna teso a far tacere le voci di una redazione vessata con contratti di solidarietà, festivi non retribuiti e mensilità arretrate. A testimoniarlo è il fatto che anche il sito, cui costo di gestione ammonta a tre euro, è stato oscurato. Arbitrariamente, senza alcun mandato della magistratura. Eppure pare non fosse neanche intestato alla società editrice del quotidiano, ma ad un suo dipendente che aveva aperto il dominio prima ancora che la C & C fosse costituita. Un atto di forza a cui i giornalisti hanno oggi risposto occupando gli stabili ubicati nella zona industriale a Rende. A loro è stato negato l’accesso ai documenti contabili per verificare lo stato di salute dell’azienda che non si escluda possa essere affidata ai lavoratori qualora la magistratura ne disponga il sequestro.
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