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‘Ndrangheta: poliziotti occultavano intercettazioni e fascicoli dei Mancuso

VIBO VALENTIA – Oltre ad andare in spiaggia e al bar con il boss provvedevano a far sparire fascicoli ed intercettazioni lesive per il clan Mancuso.

Si tratta di fascicoli con archiviazioni non portati all’attenzione del Gip perche’ scomparsi e trascrizioni delle intercettazioni non totalmente accurate. Elementi che arricchiscono il quadro probatorio che inchioda l’avvocato di Pantaleone Mancuso Antonio Galati e gli ex capo e vice capo della Squadra Mobile di Vibo Valentia Maurizio Lento ed Emanuele Rodono’ i quali con il loro operato pare abbiano intralciato le indagini a carico della famiglia Mancuso per ben due anni. Neanche di fronte ad un episodio grave come la morte della moglie di Scarpuni Santa Buccafusca, nel 2011, suicidatasi bevendo dell’acido dopo essere andata dai carabinieri con l’intenzione di collaborare Lento e Rodonò intesero indagare, ma si limitarono a notificare atti di avvio delle indagini appartandosi con lo stesso Mancuso. Ai due poliziotti si contesta, fra le altre cose, di non aver vigilato sulla corretta sbobinatura di alcune intercettazioni. Per questa ragione oltre agli ex ‘boss della mobile’ sono finiti sotto inchiesta per falso e favoreggiamento aggravato dalle finalita’ mafiose altri due poliziotti della Questura di Vibo che avevano proceduto all’ascolto diretto delle intercettazioni, ma la Dda di Catanzaro il 31 ottobre 2011 ha chiesto nei loro confronti l’archiviazione. “Questo giudice però – scrive il gip Mellace – non dispone tuttavia del fascicolo relativo al procedimento in questione in quanto si attesta infatti che il medesimo non e’ stato rinvenuto in archivio”. Altra “anomalia” dell’inchiesta la si rinviene poi in ordine ad altre intercettazioni che riguardano l’avvocato Galati in quanto il gip Mellace sottolinea che le stesse potranno servire a provare l’aggravante mafiosa “se saranno confermate anche all’esito della trascrizione piu’ accurata possibile della conversazione”. I due funzionari di polizia ed il profesionista sono accusati, a vario titolo, di aver avuto rapporti con il potente clan Mancuso di Limbadi e di averne favorito l’attivita’, facendo pervenire notizie sulle inchieste in corso e rallentando alcune indagini. Giovedi’ prossimo l’inchiesta approdera’ al Tribunale del Riesame che dovra’ pronunciarsi sulle richieste di scarcerazione evanzate dai legali degli indagati accusati di essere uomini dello Stato al servizio della cosca tra le più potenti della ‘Ndrangheta.

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